Quando si è ammalato di leucemia, Matteo frequentava la prima elementare a Roma. Ma un giorno di fine aprile dell’anno scorso la malattia ha cambiato la vita del bambino di otto anni. «La cosa peggiore per noi era vedere che Matteo aveva paura di morire», racconta la madre al Corriere della Sera. Dopo dieci mesi di chemio, il tumore è in remissione, quindi finalmente può tornare a scuola. In teoria, perché nella pratica il bambino ha un’altra battaglia da combattere. Non può tornare a scuola perché nella classe ci sono cinque alunni non vaccinati, di cui due sono figli di mamme che si dichiarano no vax. I medici raccomandano che si facciano le vaccinazioni previste, visto che il bambino, dopo la chemio, non può essere sottoposto a vaccinazioni. E quindi se torna a scuola ora rischia di morire: «Basterebbe una varicella, un morbillo o la meningite e mio figlio tornerebbe nell’incubo». Per questo, dunque, non può tornare a scuola. Un caso ben diverso da quello di Faenza. Il legale della famiglia, l’avvocato Gianpiero Scardone, ha incontrato la preside e inviato una diffida alla scuola affinché venga garantito «il rientro del bambino in un ambiente protetto per il suo processo di guarigione».
ROMA, GUARISCE DA LEUCEMIA MA NON PUÒ TORNARE A SCUOLA
I genitori di Matteo hanno provato più volte a convincere i “dissidenti” e no vax a far vaccinare i figli, ma senza successo. Anzi una mamma assicura che non vaccinerà mai sua figlia per non mettere a rischio la sua vita. I genitori di Matteo però non intendono mollare. Intanto il bambino è a casa mentre aspetta di tornare a scuola. L’assessore regionale alla Sanità, Alessio D’Amato, ha assicurato che verranno verificate le condizioni per la sicurezza del bambino. «Se persisterà una situazione che pregiudica il diritto ad accedere a scuola in piena sicurezza per la salute del bambino di 8 anni scatteranno le sanzioni pecuniarie previste dalla normativa. Confidiamo nel buonsenso e ci auguriamo di non essere costretti ad utilizzare tutti gli strumenti di legge». Sulla questione è intervenuto anche Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio: «Questa storia è assurda! Come Regione Lazio faremo di tutto affinché questo bambino possa tornare a scuola il prima possibile. È una questione di civiltà!».Per la preside la colpa è dell’ennesima proroga sui vaccini. «Siamo alla terza proroga in materia di termini in cui presentare la documentazione vaccinale. Se ci fosse stata più chiarezza casi del genere sicuramente non si sarebbero verificati – riporta il Corriere della Sera -. La scuola non è un’autorità sanitaria ma noi presidi facciamo tante cose che non sarebbero di nostra competenza».