Situazione in ebollizione in Venezuela dove i tentativi di Nicolas Maduro potrebbero essere presto vanificati da una forte azione di iniziativa americana. Sembra essere proprio questo, infatti, il messaggio lanciato dal segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, che in un’intervista rilasciata alla CNN ha dichiarato oggi che il governo venezuelano di Nicolas Maduro ha “i giorni contati”. Parole forti corroborate da un’altra bordata del titolare della politica estera dell’amministrazione Trump:”Sono certo che grazie ai venezuelani, i giorni di Maduro sono contati”. Dichiarazioni, le sue, ribadite successivamente in un’altra intervista rilasciata alla rete repubblicana Fox News. Il segnale, dunque, che qualcosa si muove: l’ipotesi di una sollevazione del popolo venezuelano pro-Guaidò resta sul tavolo, l’intervento militare Usa pure. Ore decisive per il futuro del Venezuela…(agg. di Dario D’Angelo)
AVVELENATO DEPUTATO OPPOSIZIONE
Situazione di tensione crescente in Venezuela: non solo la bagarre sugli aiuti umanitari che il presidente Maduro continua a rifiutare interpretandoli come un’ingerenza Usa o della coalizione pro-Guaidò, ma anche l’avvelenamento nelle ultime ore di un deputato dell’opposizione. Come riportato da La Repubblica, si tratta dell’avvocato e uomo politico Freddy Superlano, facente parte del partito guidato da Juan Guaidó, che in una nota ha confermato che il cugino e assistente del deputato, Carlos Surinas, è morto per aver ingerito la stessa sostanza. I due sarebbero rimasti intossicati mentre si trovavano in un ristorante di Cucuta, la cittadina dove si è tenuto il concerto dell’opposizione. Sul caso stanno indagando le autorità colombiane, secondo cui l’uomo avrebbe ingerito la burundanga (“Il respiro del diavolo”, o scopolamina), un alcaloide allucinogeno che si ricava dalla corteccia dell’albero borrachero, diffuso in Colombia, e utilizzato come anestetico ma altamente tossico in dosi elevate. (agg. di Dario D’Angelo)
MADURO BRUCIA CAMION AIUTI UMANITARI
Continua la crisi politica in Venezuela dove nella giornata di ieri sono stati bruciati due camion carichi di aiuti lungo il confine con la Colombia. Guaidò ha invitato i militari ad unirsi alla sua causa, e al momento si parla di circa una sessantina di disertori, ma i “colectivos”, gruppi armati paramilitari all’ordine del dittatore Maduro, alleati delle forze armate dello stesso, rimangono comunque fedeli al presidente in carica, e non sembrano intenzionati a cedere alle richieste del leader dell’opposizione. Durissime le reazioni internazionali, a cominciare da Luis Almagro, segretario generale dell’Organizzazione degli Stati Americani, che ha commentato la vicenda utilizzando una noto citazione di Simon Bolivar: «Maledetto sia il soldato che spara contro il suo popolo». In Italia ha invece parlato il presidente del consiglio, Giuseppe Conte, che utilizzando Twitter ha spiegato: «Insieme agli altri paesi dell’Ue, condanniamo i tentativi di ostacolare l’ingresso di aiuti umanitari per il popolo venezuelano e di reprimere con violenza il dissenso e le pacifiche manifestazioni di protesta. Vogliamo presto nuove elezioni presidenziali: libere e democratiche». Nel contempo gli Stati Uniti sono sempre più sul piede di guerra, e stando a quanto svelato dalla Cnn, il consigliere per la sicurezza nazionale, John Bolton, ha deciso di cancellare il viaggio per organizzare il summit fra Trump e Kim Jong un, concentrandosi invece sulla questione venezuelana. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
VENEZUELA, MADURO BRUCIA I CAMION DI AIUTI
Cresce la tensione in Venezuela dove il deputato dell’opposizione, Freddy Superlano, e il suo assistente, Carlos Josè Salinas, sono stati avvelenati durante una cena in un ristorante di Cucuta, in Colombia: Salinas è morto mentre Superlano è al momento ricoverato in condizioni gravissime. I due si erano recati oltre il confine colombiano assieme al presidente autoproclamato Juan Guaidò e a vari collaboratori, per permettere l’arrivo degli aiuti umanitari sui camion, inviati dagli Stati Uniti, quando sono stati avvelenati molto probabilmente da qualcuno che si oppone a Guaidò. Il numero uno dell’assemblea nazionale non ha ancora commentato l’episodio ma ha ribadito il possibile intervento militare per risolvere definitivamente la questione: «Gli eventi di oggi – il post pubblicato su Twitter – mi hanno obbligato a prendere una decisione: proporre in modo formale alla comunità internazionale di mantenere tutte le opzioni disponibili per liberare questo Paese, che lotta e continuerà a lottare. La speranza nacque per non morire, Venezuela!». Gli ha fatto eco il segretario di stato Usa, Mike Pompeo: «Gli Stati Uniti agiranno contro coloro che si oppongono alla pacifica restaurazione della democrazia in Venezuela. Adesso, è giunto il momento di agire per sostenere i bisogni del disperato popolo venezuelano. Siamo solidali con coloro che continuano la loro lotta per la libertà. #EstamosUnidosVE». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
VENEZUELA: BRUCIATI MEDICINALI E CIBO
Scoppia la guerriglia in Venezuela, lungo la frontiera con la Colombia. I militari del dittatore Nicolas Maduro non hanno ascoltato l’appello del presidente dell’assemblea nazionale, Juan Guaidò, ed hanno bruciato due camion pieni di medicinali e di alimenti lungo il ponte Francisco Paulo Santander, che collega Cucuta a Urena. Situazione simile sull’altro ponte, il Simon Bolivar, dove i manifestanti hanno cercato più volte di rompere i cordoni della polizia, venendo però cacciati indietro con gas lacrimogeni e proiettili di gomma. La maggior parte dei militar di Maduro è rimasta fedele al dittatore, non facendo passare pressoché nulla dal confine, e nella città venezuelana di Santa Elana vi sono stati almeno tre morti fra le persone scese in piazza per manifestare. Scontri anche a Caracas e in altre città, con migliaia di volontari che hanno gridato cori contro Maduro, nella speranza che lo stesso desistesse, ma a nulla sono serviti i loro appelli. Dopo aver perso la battaglia dei concerti, Maduro ha di fatto vinto quella degli aiuti umanitari, isolandosi ancor di più dopo aver chiuso lo spazio aereo per i voli commerciali, e rotto le relazioni diplomatiche con la vicina Colombia. La sensazione è che l’intervento armato degli Stati Uniti sia davvero dietro l’angolo. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
VENEZUELA: MADURO CHIUDE LE FRONTIERE
Lo aveva detto e lo ha fatto: il presidente del Venezuela, Nicolas Maduro, ha chiuso parzialmente il confine con la Colombia, una decisione presa alla vigilia della consegna degli aiuti umanitari da parte degli Stati Uniti, e che sta creando non poca tensione all’interno del paese dell’America Latina, già particolarmente caotico. Delcy Rodriguez, vicepresidente in carica, ha spiegato che il governo ha disposto la chiusura di tre incroci nello stato di Tachira, per via delle “minacce gravi e illegali” contro la pace e la sovranità venezuelana da parte del governo colombiano. Si tratta di una zona in cui i sostenitori di Guaidò, il leader dell’opposizione autoproclamatosi presidente, stanno cercando di consegnare il cibo e i medicinali provenienti dagli Stati Uniti. «Come siamo arrivati qui in Colombia? – si “giustifica” il presidente dell’Assemblea nazionale – quando hanno vietato lo spazio aereo, proibito ogni tipo di navigazione, ostacolato le strade, perfino sparato contro i deputati che andavano in convoglio verso la frontiera: noi siamo qui precisamente perché le forze armate venezuelane hanno partecipato anch’esse in questo processo».
VENEZUELA, MADURO CHIUDE LE FRONTIERE IN COLOMBIA
Intanto si registrano tensioni anche lungo il confine con il Brasile, dove venerdì un gruppo di militari venezuelani ha aperto il fuoco contro un posto di blocco di indigeni Pemon a Gran Sabana, nei pressi della frontiera verdeoro: uccisa una donna, mentre i feriti sono stati almeno 12, come reso noto da alcuni dirigenti locali e deputati dell’opposizione. Da segnalare, infine, la “sfida dei concerti” fra Maduro e Guaidò, vinta da quest’ultimo. Il presidente autoproclamato è comparso a sorpresa sul palco del “Venezuela Aid Live”, importante manifestazione musicale organizzata da Richard Brenson a Cacuta, e che ha attirato migliaia di persone. Diverso invece il risultato del concerto di Maduro, “Hands Off Venezuela”, che ha fatto registrare la presenza di appena qualche migliaio di venezuelani, e artisti ben meno noti.