Un uomo di oltre 70 anni viene riconosciuto colpevole e finisce in carcere. È un amico, e innanzitutto siamo addolorati.
La sentenza – frutto di un processo non senza ombre – viene celebrato da una magistratura che in Italia nel rapporto con la politica negli ultimi trent’anni ha dato il peggio, determinando la vita pubblica italiana con la connivenza di media “interessati” e di certo non migliorando né il senso di fiducia nella giustizia da parte dei cittadini né intervenendo adeguatamente là dove la corruzione si annida e nasce: la burocrazia. Stranamente, nessun burocrate in questa indagine va in carcere, solo il politico.
Roberto Formigoni finisce una lunga carriera. Su questo epilogo la sua coscienza e di chi gli è stato vicino risponderà secondo quanto sa in profondità.
Vanno rispettate le sentenze ma va rispettata anche la storia.
Resta il suo contributo all’obiettivo miglioramento sociale di una grande Regione e la visione di una politica riformista libera da logge massoniche e da personalismi che la rallentano e deviano. Un poeta, Milosz, ha scritto che in certi tempi se ti occupi del bene pubblico avrai la mano mozzata.
Ha fatto del bene a molti. E questo è più forte di qualsiasi giudizio su possibili errori.
Speriamo che il presidente Mattarella e chi ha potere per farlo provveda a evitare a quest’uomo, come a tutti coloro che non le meritano, inutili pene.