Prima il raid al Roxy Bar, dove venne anche picchiata una donna disabile, poi dopo la condanna ricevuta in Tribunale sono partiti nuovi insulti e minacce: i Casamonica attaccano i giudici, «schifosi vergognatevi». Non solo, i parenti di Antonio appena fuori dall’Aula hanno minacciato anche i giornalisti assiepati per conoscere l’esito del Primo Grado: «guai a voi se pubblicate le nostre foto». Il “metodo mafioso” contestato e imputato al cugino dei Di Silvio non fa che “trasporsi” anche nei tanti alti casi ed episodi in cui il clan Casamonica rispunta nelle periferie di Roma, non solo ovviamente nel processo sul raid al Roxy Bar. «Esprimo grande soddisfazione per questa sentenza, che punisce, in modo esemplare, un atto di vile violenza. Grazie alla magistratura, ma grazie anche a chi ha il coraggio di denunciare: l’invito che mi sento di sottoscrivere, oggi come sempre, è quello di non abbassare mai la testa e, di fronte ogni tipo di minaccia e intimidazione mafiosa, fidarsi dello Stato. Solo così si può vincere la mafia!», scrive in una nota il presidente dell’Associazione Antimafia #Noi, Massimiliano Vender.
CONDANNATO ANTONIO CASAMONICA
È una piccola sentenza rispetto al “traffico” criminale che il clan Casamonica produce purtroppo da anni nella periferia di Roma, eppure quanto andato in scena questo pomeriggio nel Tribunale romano può avere un significato ben importante nella costante lotta dello Stato contro la micro-criminalità organizzata nelle periferie delle città. Antonio Casamonica è stato condannato a 7 anni di reclusione per l’aggressione-raid nel “Roxy Bar” della Romanina ormai avvenuto lo scorso 1 aprile 2018: lesioni e violenza privata aggravate dal metodo mafioso i reati contestati dal pm Giovanni Musarò nel primo grado di Processo dove la stessa Procura aveva chiesto una condanna di 7 anni e 4 mesi di reclusione. In quel dannato giorno di Pasqua, nel Roxy Bar della Romanina Casamonica partecipò al pestaggio prima e alla distruzione poi del locale gestito da una famiglia rumena. Stando alla ricostruzione emersa durante il processo, Antonio Casamonica e il cugine Alfredo Di Silvio avrebbero in un primo momento insultato il titolare del bar e poi hanno picchiato una cliente disabile era in fila con loro e che – davanti alle critiche insolenti dei due imputati – aveva detto loro «potete anche cambiare bar se non vi piace».
SINDACO DI ROMA, “GIUSTIZIA È FATTA”
Alla donna “ribelle” l’hanno spinta contro il muro e poi colpita con ferocia con una cintura: rotti gli occhiali, il pestaggio si fece ancora più grave davanti ai presenti atterrititi e immobili. Dopo circa mezz’ora Di Silvio tornò al Roxy Bar in compagnia del fratello Vincenzo e aggredirono a colpi di bottiglia il barista, “colpevole” di non essersi occupato con immediata solerzia di loro considerati “i padroni” del quartiere Romanina. Gli altri tre aggressori – Alfredo, Vincenzo ed Enrico Di Silvio – hanno scelto il rito abbreviato ricevendo già le condanne: 4 anni e 10 mesi di carcere per Alfredo Di Silvio, 4 anni e 8 mesi per suo fratello Vincenzo, 3 anni e 2 mesi per il nonno dei due, Enrico. «Ricordate l’aggressione nel bar della Romanina? Antonio #Casamonica è stato condannato a 7 anni per lesioni e violenza privata aggravate dal metodo mafioso. Giustizia è fatta», scrive su Facebook la sindaco di Roma Virginia Raggi, mentre è di tutt’altro tono la replica dei familiari Casamonica dopo la dura condanna per il raid nel bar di Romanina. «Vergognatevi schifosi, l’Italia fa schifo» hanno urlato in aula i parenti di Antonio Casamonica, il quale ha ricevuto anche l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e la libertà vigilata a fine pena. Da ultimo, i giudici hanno stabilito che la donna picchiata debba essere risarcita da Casamonica con 60mila euro (mentre 40mila dovranno andare ai gestori del Roxy Bar),