Può un bacio dato a una collaboratrice essere inteso come molestia sessuale? Per l’America super politicamente corretta (ma in realtà figlia del moralismo ossessivo dei padri fondatori della nazione, protestanti giunti dall’Europa con l’incubo di offendere Dio, anche se oggi a Dio in America non crede quasi più nessuno) sì. E’ quanto sostiene Alva Johnson, una ex collaboratrice della campagna elettorale di Donald Trump che adesso, dopo che l’episodio è accaduto il 26 agosto 2016, si ricorda di essere stata sessualmente molestata. Frutto anche della campagna MeToo, la denuncia fa abbastanza ridere. Prima di un comizio a Tampa, in Florida, riporta oggi al Repubblica, Trump scese dalla sua macchina, “l’afferrò per una mano e provò a baciarla sulla bocca”. Lei si voltò e il bacio le arrivò sul lato della bocca: «Mi sentii immediatamente violata perché non me l’aspettavo né lo volevo» ha detto.
LA SMENTITA
Potrebbe essere che nel scendere dalla macchina Trump si sia scomposto un attimo e un innocente bacio diretto alla guancia come normale segno di saluto per un suo collaboratore sia andato a finire sulla bocca? Nella denuncia sono citati due testimoni che però negano tutto, una di loro sarebbe Pam Bondi ex procuratrice della Florida e amica del presidente, mentre la portavoce della Casa Bianca Sarah Sanders commenta che «Questo episodio non è mai accaduto ed è smentito dai racconti di diversi e credibili testimoni oculari».