Oggi è una stella del Crystal Palace, con un passato tra Psg e Liverpool, ma l’infanzia di Mamadou Sakho è stata tutt’altro che semplice. E’ lo stesso calciatore a raccontarlo ai microfoni di Sportsmail: «Il giorno in cui ho perso mio padre sono diventato un uomo con delle responsabilità. Sapevo che sarei diventato un calciatore, ma non era un obiettivo, era un obbligo. Qualcuno mi ha anche chiesto se fosse stato difficile diventare capitano del Paris Saint-Germain a soli 17 anni e io risposi che la fascia da Capitano più difficile che ho indossato nella mia vita è stata quella per la mia famiglia, quando avevo 13 anni».
“HO SOFFERTO LA FAME”
Prosegue Mamadou Sakho: «So cos’è la fame. So cos’è il freddo. Ero solito chiedere le monete per poter mangiare. Un giorno una donna pensando che la volessi derubare ha avvicinato a sè la borsa. Quel gesto mi ha scioccato. Volevo solo delle monete per comprare del pane ma lei pensava che l’avrei rapinata. Da quel giorno ho fatto una promessa a me stesso e le dissi: Guarda, oggi ho fame e lei pensa che io voglia farle del male. Ma io, quando diventerò qualcuno, quando avrò qualcosa, restituirò tutto». Conclude il difensore, come riporta Calciomercato.com: «Non rimpiango mai nulla della mia vita. Se qualcosa è destinata a te, la otterrai, anche se tutto il mondo è contro. Seguo semplicemente il mio destino. La vita è breve. Il calcio è breve. Dobbiamo essere positivi. Siamo qui per regalare sorrisi e uno spettacolo positivo».