Nel desolante panorama musicale italiano l’opera prima di Oona Rea si staglia in maniera evidente. Finalmente una cantante italiana che, alle prese con l’inglese, riesce ad esprimersi con una pronuncia corretta e con una originale vocalità. La gran parte delle cantanti italiane, specie quelle di jazz infatti, suscitano disagio in chi ascolta proprio per la pessima pronuncia e i manierismi interpretativi.
Oona Rea, figlia d’arte, mostra bella estensione vocale che si dispiega ed “appoggia” con sapienza alle musiche. Ad accompagnarla il suo quartetto composto da Alfredo Paixão, maestro del basso a sei corde (per anni al fianco di Pino Daniele, e tanti altri grandi nomi internazionali), il batterista Alessandro Marzi (Sergio Caputo) oltre a Luigi Masciari, coautore di tutti i brani, chitarrista di grande livello, sicuramente uno dei migliori talenti espressi dalla scuola romana che ha in Umberto Fiorentino e Stefano Micarelli i due più illustri maestri. Masciari anche in questo lavoro mette in mostra la sua vena compositiva, come già avvenuto nei suoi album da solista (THE G SESSION, NOISE IN THE BOX, EMOTICONS NO PROJECT) Da segnalare la presenza di Danilo Rea special guest in quattro brani.
Cresciuta a pane e blues dalla madre, Oona ha studiato fra gli altri con Carla Marcotulli e Maria Pia De Vito oltre ad essersi esibita nei più svariati contesti musicali, inclusi alcuni tour nella lontana Cina in duo con il padre.
FIRST NAME OONA lo si potrebbe definire un disco pop con l’approccio jazz, visto il background di tutti i musicisti. Idee chiare, belle capacità testuali, in un mondo divorato dai talent, da Sanremo e da programmi che propongono musica scadente pensando di avere a che fare con una massa di decerebrati. Questo disco rappresenta un forte segnale di speranza verso quella leva di musicisti poco noti ma sicuramente più bravi e meritevoli di certi “fenomeni” che ci vengono propinati da radio e tv.
Il cd non a caso esce per la Jando Music, etichetta romana che da anni propone musica di qualità. Nove i brani tutti a firma Oona Rea / Luigi Masciari ad eccezione di Fun scritto e composto da Oona.
Dice la cantante: “Abbiamo composto tutto in pochissimo tempo senza scrivere nulla, imparando tutto a memoria divertendoci e immergendoci totalmente in quello che stavamo facendo, quindi con un approccio molto jazzistico oltreché giocoso. Il gioco è una priorità nel jazz, abbiamo composto soprattutto di notte e abbiamo impiegato più a decidere che sound dare al tutto. Era un progetto nuovo sia per me che per Luigi Masciari abituati al jazz o al massimo al jazz sperimentale, quindi abbiamo cambiato idea più volte rispetto all’organico o agli arrangiamenti. Abbiamo fatto qualche prova con Alessandro Marzi e Alfredo Paixão improvvisando e così abbiamo fissato di più le idee. In studio abbiamo registrato tutto in tre giorni dando libero sfogo alle ispirazioni del momento; poi è venuto a trovarci Danilo che non conosceva i pezzi, ha scelto i suoi preferiti e ci è venuto dietro in modo molto cauto ma anche entusiasta allo stesso tempo. Sono stati tutti bravissimi. Ero molto emozionata e quando diciamo che è un disco pop prodotto in modo jazz intendiamo che i brani sono a tutti gli effetti delle canzoni cantautoriali scritte però con approccio jazzistico dando spazio all’improvvisazione. Il tutto è stato registrato in tre giorni e non mesi come di solito avviene nel pop senza uso del clic, senza sovraincisioni.. E’ un disco molto di pancia, a cavallo di molti stili, è jazz ma anche pop; il tema conduttore del paradosso si può dire sia stato il collante che ha ‘armonizzato’ il tutto.
Nove i brani proposti (di cui sei cantati in inglese) da Paradox, brano più rappresentativo del cd, seguita da Forma caratterizzata dal lavoro ritmico dell’acustica di Masciari e dal piano di Rea, con la voce di Oona che scivola sicura sulla melodia. Le efficaci tessiture ritmiche di Marzi e Paixão sorreggono brillantemente il clima acustico di Frames. Autentico gioiellino è Strange con la elegante chitarra di Masciari che sembra quasi “abbracciare” e avvolgere la voce della Rea in questa toccante ballad. Il clima gioioso di Fun ci conduce a Pensieri Sparsi la cui pulsione ritmica consente alla cantante di mettere in mostra tutta la sua estensione vocale. The Session, nobilitata dal piano di Danilo Rea, vede Oona muoversi fra improvvisazioni e climi da grande jazz americano. FIRST NAME OONA si chiude con Tempo Perso, malinconica ballad, dove Oona Rea canta accompagnata dal piano del padre Danilo, quasi un passaggio di consegne o meglio, un benvenuto fra gli artisti che contano.
Si “consiglia vivamente”.