Monica Lorenzatti torna a parlare di quel terribile incidente stradale sull’Autostrada del Brennero nel quale il 27 ottobre 2018 ha perso la figlia Gioia Casciani e la nipote Ginevra Barra Bajetto, mentre la sorella gemella è ancora in coma con un grave danno cerebrale. Le due cugine erano pattinatrici, infatti erano reduci da una gara. Ora Monica non deve fare i conti col dolore di quelle perdite e delle conseguenze riportate dalla sorella, ma anche con un processo per omicidio stradale plurimo e lesioni stradali gravissime. Per il conducente del tir contro cui si è scontrata è stata chiesta invece l’archiviazione. Ma la donna sente di aver cominciato a scontare la sua pena quel giorno. Ne ha parlato a “La Vita in Diretta”: «Ho sempre davanti agli occhi quella scena. Ho dei sensi di colpa anche se so di non aver fatto nulla di male, ma credo sia normale». Monica Lorenzatti ha ricostruito la dinamica dell’incidente. «Mi sono resa conto che il tir stava rallentando, ho provato a sorpassarlo ma ho desistito perché stava arrivando ad un’altra macchina». Quando è rientrata c’è stato l’impatto. «Non ho avuto l’avvertimento che si fermasse perché non si sono accese le luci di stop».
MONICA LORENZATTI, A PROCESSO PER OMICIDIO STRADALE
Monica Lorenzatti ha scelto di andare a dibattimento, a Trento, con rito ordinario, rifiutando altre strade che le avrebbero garantito sconti di pena. Questo perché è convinta di non avere alcuna responsabilità riguardo la morte della figlia e della nipote, entrambe pattinatrici. Spera che il giudice dichiari che l’incidente fu provocato da una brusca frenata del camionista. «Non avrei potuto fare altro, ho fatto tutto quello che potevo fare. Voglio che mi ascoltino. Abbiamo fatto migliaia di chilometri, non sono disattenta in macchina. Io la mia condanna la sto già pagando perché ho perso la cosa più bella che avevo». A “La Vita in Diretta” è intervenuto anche il padre della piccola pattinatrice morta con sua cugina: «Io le facevo trovare dei pensieri dopo le trasferte. Era molto estroversa, disponibile con tutti, ma sembrava una professionista quando si esibiva». Il papà è distrutto dal dolore: «Nonostante si allenasse sei ore al giorno era brava a scuola. E questo lo devo anche a mia moglie che la seguiva. Sono deluso, arrabbiato, c’è un po’ di tutto. È difficile vivere così».