Cose che pensavamo succedessero nell’Isis, nelle famiglie più conservatrici dell’Islam fondamentalista, in paesi lontani abbandonati da ogni forma di civiltà e rispetto del prossimo. Invece succedono a casa nostra, in Sicilia, nella città dall’antica civiltà e storia di Palermo. Una violenza psichica e fisica che lascia senza parole. E’ la storia di una ragazzina, ai primi tempi dei fatti 15enne. I genitori scoprono controllando il suo cellulare di nascosto, che si messaggia con altre ragazze e dal contenuto capiscono che è lesbica. La madre le dice che sarebbe meglio fosse morta che omosessuale. Ma il padre padrone, come succedeva almeno cento anni fa nelle famiglie più povere, prive di ogni alfabetizzazione, dove i figli erano trattati come bestie, pensa abbia bisogno di una punizione adeguata affinché impari a essere donna: la violenta. E non solo una volta, la ragazza trova il coraggio e la forza di denunciare gli abusi solo quando ha 18 anni, quasi dieci anni di violenze.
IL MEDIOEVO A CASA NOSTRA
La sua storia è raccontata oggi da Repubblica, al quale giornale dice di aver tentato di uccidersi per tre volte. Appena diventata maggiorenne fugge di casa e denuncia i genitori, i quali negano tutto e si fanno forti della solidarietà dei loro amici, perché in Sicilia funziona ancora così: omertà. Da minorenne aveva già provato a fuggire ma i vicini di casa la riportavano sempre a casa a dai mostri, padre e madre. Quando finalmente lascia la casa a 18 anni viene inserito in una comunità protetta: “Ero ormai a un bivio o la vita o la morte. E ho scelto di vivere e di denunciare i miei genitori”. Dei due criminali non si sa cosa sia successo, si spera si trovino in un carcere. Dice di aver deciso di raccontare la sua storia per ché altre ragazze in situazioni simili abbiano il coraggio di denunciare. In questo medioevo che è casa nostra, mentre la politica ci dice di aver paura dei migranti.