Antonello Venditti ha compiuto 70 anni. Il giorno del suo compleanno – l’8 marzo – è anche la festa della donna, e lui ha voluto festeggiarla nel modo che gli riesce meglio: cantando. Ieri è andato in scena nel primo dei due concerti al Palalottomatica di Roma, dove si è esibito facendo il regalo più grande a se stesso e alle sue fan. Stasera si replica allo stesso posto: “Ci sarà Zucchero. E altri amici. C’è la fila”, comunica ad Andrea Scarpa del Messaggero. Il suo tono tradisce un pizzico di orgoglio; giustificato, dal momento che la critica – per certi versi – l’ha sempre snobbato. Su questo punto ha le idee chiare: “Mah”, esordisce, “io rispetto la libertà di criticare, e ovviamente voglio poter fare altrettanto. Oggi, però, con i social è diventato un tiro al piccione. Arrivano critiche da tutte le parti. Io quello che voglio, come dico nella canzone, è solo amore e unità per noi”. Che non è una cosa scontata: “C’è parecchia gente che non vuole affatto queste cose. A me, invece, dà gioia sapere di aver aiutato con la musica tanta gente a uscire da crisi profonde. Senza quelle canzoni la mia vita sarebbe stata più arida”.
Antonello Venditti: leghista “mai”
“E allora lo vedi che la cosa è reciproca?”, direbbe un altro romanaccio di fama nazionale. A proposito di Roma, la sua città, dice che “vorrebbe aiutarla”: “Basta criticarla in maniera scomposta. Diamoci da fare”. Inevitabile parlare di politica, anche alla luce del recente endorsement a Matteo Salvini. Che a suo dire è stato frainteso: “Non solo leghista e non lo sarò mai. Io parlavo solo di linguaggio. Mi auguravo che ci fosse qualcuno di sinistra capace di interpretare gli umori e le istanze del suo popolo come Salvini fa, benissimo, con il suo. Niente di più”. Sulle primarie Pd, invece, si dice contento del risultato: “Nicola [Zingaretti] ha già portato serenità e voglia di guardare avanti per fare un’opposizione agguerrita. La sua è la faccia pulita di un Pd onesto. È molto importante aver mandato a casa il vecchio establishment”.