Alex Txikon, a capo della squadra di soccorsi che ha tentato il salvataggio dei due alpinisti Daniele Nardi e Tom Ballard sul Nanga Parbat, ha fatto il possibile ma è stato vano. Intervistato da Gazzetta.it ha spiegato che già dal 5 marzo scorso aveva scorto qualcosa osservando con il binocolo. Il giorno successivo però ha avuto la certezza che quelle sagome viste intorno ai 6000 metri erano proprio quelle due alpinisti. Alla domanda su cosa possa essere successo, Txikon ha replicato: “Credo sia prematuro parlare di quanto è successo, ma nell’ultima conversazione, il 24 sera, Daniele aveva detto che faceva molto freddo e c’erano folate di vento molto forti. Avevano attrezzato fino a 6300 metri e stavano per scendere a campo 4 per riposare e passare la notte. Nella discesa il vento deve averli presi e a quell’ora, complici la grande stanchezza e le condizioni così avverse, la situazione deve essere diventata una trappola mortale”. Quando ha avuto la certezza che quelli erano proprio i corpi dei due dispersi, “la prima sensazione è stata di tranquillità, calma. Perfino sollievo pensando alle famiglie”, ha spiegato. Trovarli in vita infatti era ormai diventata una speranza che era scemata sempre di più con il passare delle ore. Eppure per qualche momento ha pensato anche lui che fosse possibile trovarli vivi “perché si tratta di alpinisti forti e soprattutto esperti”. Tutto però si è concluso nelle passate ore quando quelle flebili speranze si sono spente per sempre. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
“ECCO PERCHÉ ABBIAMO PUBBLICATO QUELLA FOTO”
Daniele Nardi e Tom Ballard resteranno per un bel po’ a 5.900 metri di altezza sul Nanga Parbat. Entrambi sono morti in Pakistan, come confermato da una foto scattata da un binocolo satellitare e pubblicata sul proprio Twitter da parte di Stefano Pontecorvo, l’ambasciatore italiano di stanza in Pakistan. Lo stesso ha risposto sul social ai numerosi interrogativi posti in queste ultime ore dalle molteplici persone che hanno seguito con estrema attenzione il caso: «Corpi recuperati? Ne discuteremo con la famiglia – risponde – e faremo tutto il possibile». Qualcuno domanda a Pontecorvo se era il caso di pubblicare quella foto: «Me lo sono chiesto anche io, a lungo – cinguetta lo stesso rappresentante dell’Italia in Pakistan – poi abbiamo ritenuto che almeno una prova fotografica del ritrovamento andava data. L’ho data io e non ne sono contento. Ma si immagina tutti gli interrogativi che sarebbero sorti avessi pubblicato due righe senza prove?». Stando a quanto spiegato da Pontecorvo, vi sarebbero numerose altre foto in alta definizione, che confermerebbero la morte dei due alpinisti ma «Sta alla famiglia decidere se è quando renderle pubbliche». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
NARDI E BALLARD MORTI, IL COMMENTO DI MESSNER
Daniele Nardi è morto sul Nanga Parbat assieme al collega Tom Ballard. I due alpinisti esperti si sono imbattuti in un’impresa più ardua della loro bravura, e sono stati costretti ad abbandonare le proprie vite sul ghiaccio del Pakistan. Toccante l’ultimo messaggio/testamento dell’alpinista italiano al figlio “Vorrei essere ricordato per aver provato a realizzare qualcosa di incredibile”, un pensiero non condiviso però da quello che è considerato il più grande alpinista di tutti i tempi, Reinhold Messner: «Mi sembra un pensiero da alpinismo eroico degli anni ‘20-’30 – le sue parole ai microfoni di Quotidiano.net – l’alpinismo è un modo di misurarsi con se stessi, non con la montagna, il fallimento deve essere messo in conto, lo scalatore deve capire i propri limiti, dove può andare e dove, invece, deve restare alla larga. Tornare vivo è la priorità. Questa mentalità eroica può solo fare male a quanti si approcciano a queste imprese». Messner aveva già avvisato Nardi che la sua impresa sarebbe stata una missione suicida: «Tre anni fa parlai con Nardi, gli avevo detto che non era saggio scalare da quel lato: se viene una valanga non hai chance, è come mettere la testa sotto una ghigliottina. Si staccano enormi seracchi, è insidiosissimo». Nardi e Ballard hanno provato a scalare il Nanga Parbat aprendo una nuova via dallo sperone Mummery, un’impresa mai riuscita a nessuno prima d’ora, nemmeno a loro… (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
NARDI E BALLARD MORTI: L’ULTIMO MESSAGGIO AL FIGLIO
Non ce l’hanno fatta Daniele Nardi e Tom Ballard, i due alpinisti dispersi da quasi due settimane sul Nanga Parbat. Sono morti e le loro sagome sono state identificate con certezza in queste ore, prive di vita nei pressi dello sperone Mummery, dove si temeva potessero essere rimasti. La vetta più pericolosa al mondo si porterà per sempre con se la storia di questi due alpinisti forse troppo coraggiosi, che hanno sfidato la morte a viso aperto, perdendo. Toccante l’ultimo messaggio di Daniele Bardi, pubblicato sulla propria pagina Facebook all’indirizzo del figlio: «Mi piacerebbe essere ricordato come un ragazzo che ha provato a fare una cosa incredibile, impossibile, che però non si è arreso e se non dovessi tornare il messaggio che arriva a mio figlio sia questo: non fermarti non arrenderti, datti da fare perche’ il mondo ha bisogno di persone migliori che facciano sì che la pace sia una realtà e non soltanto un’idea…vale la pena farlo». Parole che rilette ora appaiono quasi come un presagio; probabilmente Bardi, da alpinista esperto qual’era, era consapevole che la sua sarebbe stata una missione no-limits, e che non avrebbe più potuto fare ritorno a casa, come poi è realmente accaduto… (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
NARDI E BALLARD, MORTI SUL NANGA PARBAT
Le speranze sono svanite, l’attesa è terminata, la ricerca è conclusa: Daniele Nardi e Tom Ballard sono morti. I due alpinisti, il primo italiano di Sezze, il secondo britannico, sono stati individuati ad un’altezza di 5.900 metri sul Nanga Parbat, nei pressi del temuto Sperone Mummery. Le loro sagome erano state scoperte un paio di giorni fa, e nelle ultime ore si è avuta la certezza che appartenessero proprio al nostro connazionale e al suo compagno di avventura. Tutto concluso e le ricerche sono terminate visto che Daniele e Tom non danno segni di vita, morti probabilmente da giorni a seguito dell’assideramento. Il Nanga Parbat è considerata all’unanimità la vetta più pericolosa al mondo, e anche in quest’occasione non ha smentito se stessa, strappando altre due vite, due scalatori che hanno osato sfidarla. Avevano tentato la via più difficile, praticamente impossibile, quella della scalata attraverso lo Sperone Mummery, per provare ad entrare nella leggenda.
DANIELE NARDI E TOM BALLARD MORTI SUL NANGA PARBAT
Mai nessun essere umano l’aveva percorsa fino ad ora in salita, mentre una sola volta era stata affrontata in discesa, nel 1970 dai fratelli Messner, Reinhold e Guenther, che avevano sbagliato via: anche 48 anni finì in tragedia, con il fratello più giovane che morì e i cui resti vennero ritrovati soltanto 30 anni dopo in una spedizione. Stefania Pederiva, la fidanzata di Ballard che aveva vissuto con lui a Vigo di Fassa, in Trentino, lo ha ricordato così su Facebook: «Ringrazio l’universo per avermi regalato una persona così speciale, non restano che i magnifici ricordi dei tempi trascorsi insieme che sono i più belli della mia vita. Ti ritroverò nella natura, nei fiumi, negli alberi, nelle montagne, tu sarai sempre la mia roccia più bella». Così invece la famiglia di Nardi: «Siamo affranti dal dolore. Una parte di Daniele e Tom rimarrà per sempre al Nanga Parbat. Il dolore è forte, davanti a fatti oggettivi e, dopo aver fatto tutto il possibile per le ricerche, dobbiamo accettare l’accaduto. Fin dall’inizio abbiamo accettato, rispettato e condiviso il suo ideale».