Nuovo studio Ramazzini sul glifosato: l’esposizione a erbicidi provoca danni allo sviluppo anche a dosi basse. Alla ricerca ha contribuito anche l’Istituto superiore di Sanità, con Alberto Mantovani che ha sottolineato: «Un aspetto di questo studio rilevante per la valutazione del rischio è il maggior riscontro di effetti endocrini e sullo sviluppo nel formulato commerciale a base di glifosato rispetto ad una dose equivalente di glifosato puro. L’indicazione che altri componenti presenti nei formulati commerciali possano significativamente aumentare la tossicità del glifosato certamente merita ulteriori indagini», riporta Il Salvagente. E l’Istituto di ricerca fondato da Cesare Maltoni punta a realizzare uno studio a lungo termine: «Alla luce dei risultati della fase pilota è stata lanciata una campagna di crowdfunding. Uno studio a lungo termine risulta ora necessario per estendere e confermare le prime evidenze emerse nello studio pilota e fornire risposte definitive ai diversi dubbi che rimangono sugli effetti cronici sulla salute dei GBHs, inclusi gli effetti cancerogeni. Il budget totale per questo studio è di 5 milioni di euro e la campagna sta già registrando il supporto di tanti cittadini, Istituzioni e Ong da tutto il mondo». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
“DANNI PURE IN DOSI CONSIDERATE SICURE”
Si aggiunge un nuovo inquietante capitolo alla già lunga schiera di argomenti contro gli erbicidi a base di glifosato. La fase pilota di uno studio globale sul glifosato realizzato dal Centro di ricerca sul cancro “Cesare Maltoni” dell'”Istituto Ramazzini” di Bologna e pubblicato dalla rivista scientifica “Environmental Health” ha infatti dimostrato gli effetti negativi che il diserbante e il suo formulato Roundup produce per lo sviluppo e il sistema riproduttivo anche a dosi considerate ‘sicure’. Come riferito da Il Fatto Quotidiano, la ricerca, che costituisce la base per un successivo studio integrato a lungo termine, aveva lo scopo di “ottenere informazioni generali sulla tossicità degli erbicidi a base di glifosato durante diversi periodi dello sviluppo (neonatale, infanzia, adolescenza) e ad identificare precoci marker espositivi”. Il glifosato e un suo formulato (il Roundup Bioflow, MON 52276) per questo motivo sono stati somministrati su ratti Sprague Dawley – a partire dalla vita embrionale fino a 13 settimane dopo lo svezzamento – esposti ad una dose di glifosato in acqua da bere equivalente alla dose giornaliera accettabile nella dieta secondo l’Agenzia per la protezione dell’ambiente, ossia 1.75 mg/Kg/die. I risultati non sono stati per nulla tranquillizzanti.
GLIFOSATO PROVOCA DANNI A SISTEMA RIPRODUTTIVO
Daniele Mandrioli, ricercatore dell’Istituto Ramazzini di Bologna, che ha condotto la fase pilota dello studio globale sul glifosato, sentito da ilfattoquotidiano.it, ha spiegato che rispetto alla soglia di 1,75 microgrammi al chilo di peso corporeo attualmente consentita negli Stati Uniti, “in Europa la dose giornaliera ammissibile è fissata invece a 0,5 mg/kg. Da qui la necessità di procedere con gli studi per verificare se gli effetti finora osservati, siano riscontrabili anche con dosi minori, come quella consentita in Europa”. Come spiegato da una nota diramata dall’istituto emiliano, “all’esposizione alla sostanza sono stati associati “alcuni effetti androgeno-simili, incluso un aumento statisticamente significativo della distanza ano-genitale, sia nei maschi sia nelle femmine, oltre ad un ritardo nel primo estro ed un aumento del testosterone nelle femmine. La distanza tra ano e genitali – viene sottolineato – è un marker sensibile per le sostanze che agiscono come interferenti endocrini già a livello prenatale e sono in grado di alterare il normale sviluppo del feto”. L’inquietudine destati da questi dati è dettata dal fatto che il glifosato è l’erbicida più usato della storia. Nel 2015 l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) lo ha classificato come “probabile cancerogeno per l’uomo” mentre l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) ritiene improbabile che dal glifosato derivi “un pericolo cancerogeno per l’uomo”. Un dibattito ancora aperto ma che adesso sembra dare ragione a quanti in questi anni hanno preso posizione contro l’uso del glifosato.