Angela Merkel sta imparando la lezione weberiana e così delega per allargare gli spazi politici della Germania. In molti si sono affrettati a bollare la lettera di Annegret Kramp-Karrenbauer, che mette a nudo la fragilità politico-strategica di Macron, come un diktat teutonico in favore dello status quo, ma questa lettura non regge per una serie di importanti ragioni.
Primo: AKK, che si prepara a dominare l’area conservatrice post-merkeliana, ha rilanciato, di fatto, la posizione tedesca entrando nel merito e non smontando in toto l’impianto macroniano. Rimangono in piedi alcune ricette francesi, dalla riforma di Schengen, incluso il “registro elettronico” per controllare le entrate e uscite dai territori europei, al Consiglio di sicurezza che includa il Regno Unito post-Brexit. L’operazione strategico-narrativa della nuova leader conservatrice tedesca è raffinata e lascia che il fiume scorra in una certa direzione. Il punto cruciale è altrove.
Secondo: il nodo fondamentale che sposta sensibilmente l’asse è duplice. Da un lato, l’eliminazione di Strasburgo come seconda sede del Parlamento europeo, dall’altro, il seggio permanente dell’Ue al Consiglio di sicurezza dell’Onu. Interessante posizione: mentre la Francia, con gli accordi di Aquisgrana, voleva ricollocare la Germania in sede Onu, proprio quest’ultima sembra allargare l’orizzonte in chiave europea, per riequilibrare l’asse strategico mondiale e, a mio avviso, anche per riconsiderare la situazione delle sanzioni alla Russia di Putin, iniziando a intervenire sullo scacchiere della sicurezza internazionale.
Terzo: AKK reinterpreta la filosofia generale dell’Ue e riprende il nesso sussidiarietà-responsabilità, ossia un cavallo di battaglia almeno in parte prossimo all’economia sociale di mercato. Fino a toccare un passaggio che incide perfino sulla solidità finanziaria dei membri dell’eurocrazja, ossia la tassazione sui redditi dei funzionari dell’Ue. Anche qui, il solito banalizzante costume giornalistico include ciò nella solita, usurata e inadeguata categoria di “populismo”, ma, in realtà, c’è ben altro. Si chiama lettura dei segni dei tempi o segnali provenienti dal sistema-mondo, nella fattispecie sistema-Europa. Il che non solo non è un male, ma potrebbe anche alimentare una nuova posizione conservatrice popolar-riformista.
Un bel freno tanto ai tecnocrati nichilisti e sradicati, tanto ai demagoghi cosiddetti “sovranisti”.