Si avvicinano le elezioni europee e, secondo Luigi Di Maio, “il Governo deve riappropriarsi del Commissario europeo all’Industria, perché è quel ruolo che l’Italia deve naturalmente ricoprire nella Commissione, proprio per tutelare un tessuto produttivo totalmente diverso da quello degli altri Paesi in Europa”. Le parole del vicepremier, riportate da Mf-Dow Jones, ricordano quelle di Antonio Patuelli, che in un’intervista al Corriere della Sera a fine febbraio aveva evidenziato la necessità che l’Italia, dopo le elezioni europee, abbia un commissario economico, “perché i dossier vengono discussi preventivamente fra i gabinetti dei commissari economici, dove si raggiungono compensazioni ed equilibri. Questo è il punto: l’Italia deve contare di più sulle scelte economiche. E per farlo, deve essere al tavolo dove le decisioni vengono preparate”. «Di commissari che si occupano di materie economiche ce n’è più d’uno», evidenzia Francesco Forte, economista ed ex ministro delle Finanze e per il Coordinamento delle politiche comunitarie, «penso che per l’Italia sarebbe importante riuscire a contare di più nei settori delle attività produttive, delle infrastrutture e del credito bancario. Certo, ora c’è Andrea Enria alla guida della vigilanza della Bce, ma presto non ci sarà più Mario Draghi al comando dell’Eurotower».
Non esiste però un Commissario alle banche…
È vero. Ma un altro campo su cui converrebbe essere presenti è quello della politica fiscale.
Quindi dovremmo riuscire a far succedere un italiano a Pierre Moscovici?
È chiaro che questo potrebbe essere molto importante, ma non dobbiamo dimenticare che si sta parlando di riforma della governance dell’Eurozona, Francia e Germania sembrano essere già abbastanza avanti sul tema e potrebbe nascere una nuova figura, quella del ministro delle Finanze, che avrebbe anche un fondo da amministrare, con cui erogare aiuti tipo Fmi oppure fare politica fiscale. Questo sarebbe il posto ideale da avere. Laddove si fa politica fiscale, dentro la Commissione europea o a lato di essa, l’Italia dovrebbe riuscire a essere presente.
Ritiene possibile che Francia e Germania, che stanno proprio affrontando il tema, lascino un posto così importante a un italiano?
Credo che sarebbe assurdo se questo nuovo ministro delle Finanze fosse un francese o un tedesco, perché non dobbiamo dimenticare che a Draghi succederà proprio un rappresentante della Germania o della Francia. Se queste due importanti cariche fossero in mano a Francia e Germania, allora saremmo di fronte a una palese spartizione dell’Eurozona tra Parigi e Berlino. Con questo Governo è difficile, ma l’Italia dovrebbe cercare di porsi come guida dei paesi non solo del sud Europa, ma anche dell’est, così da avere maggior appoggio per raggiungere l’obiettivo.
Stiamo comunque parlando di una carica che ancora non c’è. In attesa che la riforma della governance dell’Eurozona venga approvata cosa si dovrebbe fare?
Se i tempi fossero lunghi, puntare alla guida dell’Esm, dove Klaus Regling lascerà il posto nel 2022. Si tratta del Meccanismo europeo di stabilità, l’ex fondo salva-Stati che diventerà poi centrale nella futura Eurozona. Nel frattempo sarebbe importante riuscire a occupare nella commissione la posizione che si occupa delle infrastrutture. Sempre che i 5 Stelle non siano ancora al Governo.
Perché?
Perché ci sarebbe il rischio tremendo di bloccare le grandi opere in Italia mentre si ha un Commissario europeo alle infrastrutture italiano. Qualsiasi commissario 5 stelle o soggetto ai diktat 5 stelle diventerebbe un modo per estendere non la tutela degli interessi nazionali, ma la tutela delle ideologie depressive. Qualunque posto ottenesse l’Italia diventerebbe pericoloso, perché rischierebbe di alimentare politiche sbagliate. Se dunque i 5 stelle resteranno al Governo dopo le europee, cosa che non credo, meglio non rivendicare alcun posto nella Commissione.
Tenuto conto che Federica Mogherini ha avuto l’incarico di Alto rappresentante per gli affari esteri grazie anche al 41% ottenuto dal Pd alle europee, pensa che l’Italia avrebbe un posto così importante come quelli di cui parla considerando che il partito che otterrebbe più voti, non è detto tanti quanti i dem cinque anni fa, sarebbe la Lega, non proprio vista di buon occhio da Bruxelles?
Se la Lega accettasse di entrare nel Ppe, allora ci si ritroverebbe insieme a Forza Italia, quindi con un blocco più forte a livello europeo e non sarebbe vista così pericolosamente perché accetterebbe certe regole del gioco. Le stesse posizioni anti-europee della Lega, del resto, negli ultimi mesi si sono attenuate.
E vede qualcuno che sarebbe adatto a ricoprire ruoli importanti come quelli di cui ha parlato?
È chiaro che per un posto importante, se non si vuole finire in breve tempo ad avere comunque un ruolo secondario, occorre mandare una persona di alta professionalità e di provata esperienza. Sinceramente faccio un po’ fatica a vedere nell’orbita della Lega persone con questo profilo. Ciò non toglie che si potrebbe trovare qualcuno di esterno. Quei pochi uomini competenti che la Lega ha sarà bene che se li tenga ben stretti, perché un partito del 30% non può essere gestito dall’attuale piccola equipe.
(Lorenzo Torrisi)