Sono 96 gli indagati in merito alla vicenda del “voto di scambio” riguardante le elezioni regionali della Sicilia del 2017, e le comunali di Termini Imerese sempre dello stesso anno. Tanti i nomi di politici, assessori, deputati e altri dipendenti pubblici coinvolti, fra cui quello di Totò Cuffaro, l’ex presidente della regione Sicilia, già condannato per associazione mafiosa. L’ex governatore ha commentato la vicenda con tali parole: «Mi si contesta di ‘aver promesso un posto di lavoro all’Ars’ in cambio di voti – spiega l’ex presidente della regione – ho sempre avuto e ho grande fiducia nella Giustizia e rispetto per il lavoro dei pm e se sono nella lista insieme ad altri 96 indagati un motivo ci sarà. Appena avrò le carte che mi riguardano le studierò e mi adopererò con i miei avvocati per chiarire questa vicenda che mi viene attribuita. So che è reato promettere posti di lavoro in cambio di voti e so di non aver promesso nessun posto di lavoro all’Ars e so anche di non avere nessun potere, o ruolo (essendo un semplice cittadino senza alcun incarico) e nessuna possibilità di mantenere simili promesse». Cuffaro ha quindi aggiunto e ribadito: «Sono certo di poter chiarire, quanto prima, la mia innocenza rispetto ai fatti che mi si contestano». Tutti gli indagati sono accusati di aver fornito favori, come promozioni, ingressi nelle università, posti di lavoro e via discorrendo, ottenendo in cambio dei voti. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
VOTO DI SCAMBIO IN SICILIA: 96 INDAGATI, ANCHE CUFFARO
96 avvisi di garanzia emessi dalla procura della repubblica di Palermo, a seguito di un’indagine riguardante un sistema articolato di scambio di voti. A Termine Imerese, nota cittadina del palermitano, protagonista tra l’altro recentemente dello scandalo della Blutec, le elezioni regionali del 2017 e le comunali dello stesso anno sono state interessate da favoritismi e promesse di posti lavoro in cambio appunto di voti in favore o contrari. Gli avvisi di garanzia, che fanno da preambolo ad una richiesta di rinvio a giudizio, riguardano assessori regionali, sindaci, deputati e amministratori comunali, come sottolinea l’edizione online di Repubblica. Fra i nomi di spicco finiti nell’inchiesta, l’ex presidente della Sicilia Totò Cuffaro, che ha già scontato una condanna di 7 anni per favoreggiamento alla mafia, uscito di galera nel 2015. Fra gli altri politici rilevanti sotto indagine, l’assessore regionale Toto Cordaro, gli ex coordinatori della Lega in Sicilia Alessandro Pagano e Angelo Attaguile, il candidato del Pd alle regionali, Giuseppe Ferrarello, e il sindaco di Termini Imerese, Francesco Giunta, (centro destra).
VOTI DI SCAMBIO IN SICILIA, 96 INDAGATI
L’indagine è partita due anni fa a seguito delle polemiche nate dopo la candidatura del leghista Mario Caputo, non candidabile per una condanna per abuso d’ufficio. Attorno all’elezione vi sarebbe stato un sistema di scambi e di promesse, a cominciare da posti di lavoro, promozioni agli esami di maturità, ammissioni ai test di facoltà dell’università a numero chiuso. Un sistema che avrebbe coinvolto trasversalmente numerosi politici locali, facenti parte di ogni schieramento. L’indagine, conclude Repubblica, ha anche casualmente accertato alcune irregolarità riguardanti il primo cittadino di Termini, indagato per uso improprio di mezzi dell’autoparco comunale, nonché di casi di assenteismo da parte dei dipendenti comunali della stessa amministrazione. L’indagine è stata condotta dal pubblico ministero Annadomenica Gallucci e conferma di fatto quanto già scovato da Le Iene a novembre del 2017.