Facebook, Twitter e Google sono al lavoro senza sosta per cercare di eliminare il video della strage di ieri in Nuova Zelanda, dove un commando di 4 persone capitanato dal 28enne Brenton Tarrant, ha aperto il fuoco in due moschee uccidendo 49 fedeli. Il video originale della durata di ben 17 minuti, postato in diretta su Facebook ma anche su Youtube e Twitter, è stato prontamente rimosso dal social network e da altre piattaforme, ma in rete sono ancora moltissime le copie circolanti, soprattutto nei forum. «Twitter ha un team dedicato per la gestione di situazioni di emergenza come queste – le parole di un portavoce del noto social network a riguardo – e coopera con le forze dell’ordine per agevolare le indagini, se richiesto». Situazione simile in casa Facebook: «Stiamo eliminando i commenti a supporto dell’azione criminale – le parole di Garlik, portavoce di Facebook in Nuova Zelanda – e dello o degli attentatori non appena li rileviamo. Continueremo a collaborare con la polizia della nuova Zelanda». Ma come detto sopra, il video sta ancora circolando, anche perché la notizia ha catalizzato l’attenzione pubblica nella giornata di ieri, e i filmati si sono diffusi a macchia d’olio in ogni dove. Tale episodio conferma quanto sia complicato riuscire a bloccare un video in rete una volta che questo si diffonde su social, forum, chat e via discorrendo, nonostante gli enormi sforzi dei colossi del web. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
VIDEO NUOVA ZELANDA, STRAGE NELLE MOSCHEE
La morte in diretta Facebook, e non solo. Le immagini dell’attentato alle moschee di Christchurch sono state trasmesse infatti anche su YouTube. Lo sottolinea Federico Sbandi su ilfattoquotidiano.it citando il reporter Ryan Mac di Buzzfeed, scrivendo:”Nelle fasi subito successive alla strage YouTube ha commesso l’errore di consentire la riproduzione dei video – semplicemente aggiungendo un disclaimer circa la natura sensibile del contenuto. Pessima scelta, probabilmente frutto del clima emergenziale, che ha sollevato molte critiche circa le policy di YouTube in materia di contenuti violenti”. Ma YouTube non è stato il solo a commettere un errore di questo tipo: “Gestione catastrofica della copertura media è stata quella di magazine australiani come Sky News Australia, 10 Daily e Channel 10 che hanno avuto l’infelice idea di embeddare la diretta integrale della strage nei loro siti web. I video sono stati rimossi anche dalle testate giornalistiche, ma il danno è fatto”. Una riflessione è d’obbligo…(agg. di Dario D’Angelo)
I PRECEDENTI SIMILI
L’attentato in Nuova Zelanda a dispetto delle precedenti stragi ha avuto un potere ancora maggiore poichè è avvenuto in diretta Facebook. E sulle modalità di trasmissione nonché di diffusione, sono già emerse numerose polemiche dal momento che molti siti di informazione internazionali hanno deciso di postare il video integrale, sebbene la polizia abbia invitato caldamente di non diffonderlo. Di errori però ne sono stati commessi anche in passato, come spiega LeMonde, in riferimento ad un omicidio avvenuto nel 2017 e che avvenne in diretta Facebook, con tanto di anticipazione di intenti da parte dell’assassino che nei giorni precedenti aveva postato sul suo account diversi video. Nel primo proclamava il desiderio di uccidere qualcuno, nel secondo uccise davanti alla telecamera un 74enne, nel terzo riconobbe in diretta l’omicidio e precedenti altri 13 prima di uccidersi. In quel caso, ci vollero due ore prima che arrivasse al social la prima segnalazione da parte di un utente e 20 minuti per procedere alla disattivazione dell’account dell’assassino. Il problema sicurezza, dunque, ora assume una nuova valenza e si sposta dal mondo reale a quello virtuale, coinvolgendo anche i social che, oggi più che mai, sono chiamati a fare molto di più per evitare quel discutibile comportamento voyeuristico degli utenti. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
DIFFUSIONE CHOC SUL WEB
L’attentato in Nuova Zelanda
è avvenuto in diretta Facebook, si è aperto il dibattito sul ruolo dei social e sul loro ruolo di “mezzo” propagandistico in questi casi. E le immagini della strage, nonostante l’invito delle forze dell’ordine ad evitarne la diffusione, stanno circolando rapidamente sul web: alcune testate hanno pubblicato la sequenza per intero, mentre altri giorni hanno pubblicato versioni tronche. Facebook è al lavoro per rimuovere ogni frammento del video presente sul social, ma un portavoce del colosso fondato da Mark Zuckerberg lancia un monito choc: «Siamo al lavoro per rimuovere anche altri post e video in cui l’attacco viene lodato». Interpellato dal New Zealand Herald, un portavoce della società di telecomunicazioni neozelandese Spark ha spiegato che la sequenza è stata ripresa e diffusa originariamente da almeno tre diversi siti, ma la propagazione è dovuta a Facebook, Instagram, Twitter e altri social network. Molte copie dell’attacco sono già state bloccate, così come i profili di quello che si crede essere l’assalitore. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
STRAGE IN DIRETTA SOCIAL
Una strage in diretta streaming, con il video pubblicato (e poi rimosso) su Facebook. Quanto accaduto a Christchurch, in Nuova Zelanda, conferma come la potenza dei social network sia straordinaria e al tempo stesso pericolosa. Per la prima volta un attentato viene ripreso e trasmesso in diretta durante la sua drammatica esecuzione, con i social network che rendono gli utenti spettatori della macabra strage. Se già i limiti dei social erano apparsi evidenti quando sono diventati strumento di propaganda per i terroristi, ora sono più che mai emersi i pericoli che comporta un loro cattivo uso. Una delle persone che ha partecipato agli attentati alle moschee in Nuova Zelanda indossava una telecamera con cui ha trasmesso la strage in diretta. Poco prima di cominciare l’attacco, uno degli assalitori ha pubblicato su Twitter e sul forum 8chan un link che rimandava ad un lungo manifesto politico con le ragioni dell’attacco, ma comprendeva anche un link alla pagina Facebook dell’attentatore. E c’era scritto che sarebbe stato trasmesso l’attacco in diretta. Con la telecamera sulla fronte, l’assalitore ha ripreso l’attacco ad una delle due moschee colpite, quella di Al Noor. Il video, che dura 17 minuti, è molto violento. La polizia neozelandese ha chiesto che non venga diffuso e ripreso, ma purtroppo sta circolando in rete, perché la violenza diventa uno “show” da seguire…
VIDEO ATTENTATO MOSCHEE NUOVA ZELANDA IN DIRETTA SU FACEBOOK
Sono almeno tre i siti che hanno ripreso e diffuso per primi il video trasmesso su Facebook: lo ha spiegato un portavoce della società di telecomunicazioni Spark al New Zealand Herald. Ma intanto capite del video cominciavano a circolare anche su Facebook, Twitter, Instagram e altri social network. La società neozelandese si è messa subito al lavoro per individuare e bloccare i siti che stanno contribuendo alla diffusione del video, mentre Facebook ha annunciato di aver eliminato diverse copie del video e di aver bloccato i profili dell’assalitore. Anche YouTube si è impegnato a rimuovere i filmati e tutto il materiale. La maggior parte dei giornali e delle televisioni hanno scelto di non pubblicare il filmato, ma non mancano le eccezioni. Sky News Australia infatti è finita nella bufera per aver trasmesso diverse volte una versione editata del video. Non mostrava l’uccisione di nessuno, ma altri momenti dell’attacco. In Italia invece ci sono versioni tronche del video. Ma le polemiche sul ruolo che hanno i social in queste vicende torna inevitabilmente d’attualità. Nonostante le leggi di cui ci siamo dotati, non dobbiamo sforzarci troppo per trovare post e/o video razzisti, antisemiti o islamofobi sui social. E allora ci si torna a chiedere se non sia troppo alto il prezzo da pagare in nome della libertà di espressione? La tolleranza è evidentemente stata troppa, mentre poca è stata l’attenzione dei social che non hanno trovato finora strumenti adeguati per arginare questa deriva.
I SOCIAL TEATRO DEL TERRORE
Chi ha organizzato il doppio attentato di oggi in Nuova Zelanda era evidentemente consapevole della potenza dei social, che fanno il gioco degli attentatori, loro malgrado. Era apparso evidente in occasione dell’attentato di Nizza, con le autorità francesi che chiedevano di non diffondere foto e video della scena dell’attacco. E non solo per l’effetto imitativo che può scatenare. I terroristi hanno trasformato i social in un palcoscenico su cui salire per proiettare il loro “messaggio”. Tutto è stato studiato nei minimi particolari. Lo dimostra anche il particolare dei personaggi di varie uccisioni di stranieri che sono stati impressi sui caricatori delle armi automatiche degli attentatori. C’è quello di Luca Traini, autore della sparatoria a Macerata contro cittadini stranieri dopo la morte di Pamela Mastropietro. Compare anche il nome di Sebastiano Venier, uno dei protagonisti della battaglia di Lepanto. C’è poi quello di Alexandre Bissonette, il 29enne che uccise sei persone in una moschea in Canada. Tra gli altri citati anche Novak Vujosevic, re Carlo Martello, Gastone IV di Béarn e ci sono pure riferimenti alla battaglia di Vienna del 1683 quando i cristiani sconfissero i Turchi. Fermarsi a riflettere non è più sufficiente, è arrivato il momento di agire.