Un saggio rivela sempre chi lo scrive e Ricostruiamo la politica. Orientarsi nel tempo dei populismi (San Paolo 2019) è lo scrigno di quegli elementi di discernimento politico che può offrire un gesuita, Francesco Occhetta, firma di Civiltà Cattolica, alla cultura contemporanea.
Il volume respira con tre polmoni: l’analisi di dieci caratteristiche che fondano i populismi europei come la venerazione dei leader che parlano come voci uniche, l’umiliazione delle minoranze, le forme di democrazia diretta che per l’autore sono guidate da élite che ne sostituiscono altre, il modo di comunicare in cui c’è pathos senza logos, l’appello alle emozioni e alle paure, la crisi della destra e della sinistra, la disintermediazione che compromette anche la presenza viva della Chiesa nella società italiana e, più in generale, la sopravvivenza di tutti i corpi intermedi, di cui lo stesso Sturzo, con il manifesto “Liberi e Forti” del 1919, riconosceva l’importanza nella logica della sussidiarietà.
Per ognuna di queste caratteristiche padre Occhetta ne ripercorre la storia e valuta i pro e i contra. Nella seconda parte, invece, il volume sviluppa un’articolata analisi in ordine alle riforme che mancano, al modello di integrazione che manca preso atto che categorie come l’umanesimo europeo che hanno posto la persona al centro dell’agire politico non sono più una condizione pre-politica, agli altri modelli europei di integrazione, alla riforma del servizio pubblico e alle riforme costituzionali. La terza parte, infine, sviluppa una serie di temi ispirati da questo pontificato e legati al lavoro degno, alla giustizia riparativa, alla longevità ecc. Questi temi possono essere discussi, dibattuti e approfonditi e il volume li analizza con chiarezza.
Con particolare riferimento al lavoro degno, padre Occhetta si interroga su come garantire ai lavoratori della gig economy, come quelli di Foodora, tutele in punto di retribuzione equa, sicurezza, diritti collettivi nel segno – in particolare – degli articoli 3 e 36 della Costituzione, preordinati tra l’altro ad incentivare lo sviluppo della persona umana nella società civile.
Tutele per il lavoro dunque e non assistenzialismo incondizionato, di cui è figlio il reddito minimo garantito che rischia di impedire tale sviluppo, cristallizzare le diseguaglianze, incoraggiare l’indebitamento, minare il patto intergenerazionale su cui si fonda il nostro sistema di welfare per cui due persone attive al lavoro ne mantengono una inattiva.
In questo modo, l’autore rilancia le policy per l’area moderata che include la cattolica e chiede di non arenare il dibattito sulle politics e la gestione del consenso contro l’ansia del volere un partito unico. Il cosa lo capiremo dal “come” e dal “chi”.
Per padre Occhetta, siamo figli di un metodo che Sturzo ci ha lasciato e che nel volume riprende: la ricostruzione del centrismo, come meta-categoria politica, basata sullo spirito riformista, l’interclassismo, la coesione sociale, la centralità della persona e la cultura della mediazione, che non vuol dire accontentare tutti, ma rappresentare tutti, in particolare le minoranze che oggi non hanno diritto di parola. Se le scelte politiche non intersecano questa area, si è fuori dal quadro democratico.
Il volume ha incastonato come un gioiello la lunga prefazione di Marta Cartabia, vice presidente della Corte Costituzionale. Marta Cartabia nelle sue righe ricolloca al centro la forza della formazione e del logos, la testimonianza del laico in politica, l’insegnamento magisteriale degli ultimi Pontefici sul rapporto politica e fede che prende le mosse dall’insegnamento di Papa Giovanni XXIII: “In necessariis unitas, in dubiis libertas, in omnibus caritas”.