Nemmeno il tempo di essere erogato agli italiani – tra critiche e perplessità di varia natura – che l’idea del reddito di cittadinanza potrebbe essere adottata anche ad una particolare categoria di lavoratori: gli arbitri. I fischietti, com’è noto, durante il week-end subiscono le invettive dei tifosi di tutte le squadre, ma sono molti quelli che al contempo sviluppano un’attività professionale parallela. Quando il livello si alza, però, molti arbitri sono costretti di fatto ad abbandonare la propria mansione per dedicarsi al campo. Ne deriva una scelta dolorosa soprattutto sul lungo periodo: perché la carriera dell’arbitro è tutto meno che lunga, ma intanto la vita prosegue. Da qui l’idea, che assomiglia sempre di più ad una proposta e poi ad un progetto di Marcello Nicchi, presidente dell’Aia, di istituire una sorta di reddito di cittadinanza per gli arbitri.
REDDITO DI CITTADINANZA PER GLI ARBITRI
La conformazione del reddito di cittadinanza per gli arbitri dovrebbe ricalcare quella che nei piani caratterizza il reddito di cittadinanza targato M5s: un fondo che sostenga economicamente il beneficiario del sussidio nell’attesa di una nuova occupazione. Nicchi, intervenuto a Radio anch’io sport, ha spiegato:”Stiamo pensando ad un ‘reddito di cittadinanza arbitrale. Abbiamo dei professionisti che per arbitrare in A ed in B lasciano il lavoro. Quando finisce l’attività si ritrovano senza nulla, ad una età avanzata. Non escludiamo di creare un fondo di solidarietà della durata di uno-due d’anni, per dare agli arbitri la possibilità in questo lasso di tempo di ricrearsi una vita, un lavoro”. Nicchi, come riporta l’Ansa, ha anche parlato della possibilità di utilizzare al Var arbitri e guardalinee esperti, dismessi per limite d’età:”Ci stiamo ragionando perché non è escluso che domani possa essere creato un gruppo di pochissimi esperti Var, con l’attitudine giusta, che possano collaborare per un paio di anni aggiungendosi agli arbitri per fornire un servizio ancor più di qualità”.