Secondo la relazione del Pm Musarò i militari coinvolti attestavano il falso «in un’annotazione di servizio, datata 26 ottobre 2009, relativamente alle condizioni di salute di Stefano Cucchi, tratto in arresto dai militari del comando stazione di Roma Appia e tradotto presso le celle di sicurezza del comando di stazione Tor Sapienza nella notte fra il 15 e il 16 ottobre»: è emerso durante le ultime sedute del processo-bis sulla morte di Stefano Cucchi e oggi riemerge nel giorno in cui l’inchiesta è stata ufficialmente chiusa. Sempre secondo il procuratore cui è affidata l’accusa ai danni degli 8 carabinieri (più i 5 alla sbarra nel processo-bis), tutti i reati contestati – falso, omessa denuncia, favoreggiamento e calunnia – sono frutto della «catena di falsi sulla saluta partita dal comandante Casarsa».
CHIUSE INDAGINI: 8 CARABINIERI A RISCHIO PROCESSO
La Procura di Roma ha chiuso l’inchiesta-bis sui falsi e sui depistaggi prima, durante e in seguito alla morte di Stefano Cucchi, il giovane architetto romano morto in carcere a Rebibbia dopo l’arresto lo scorso 22 ottobre 2009: a rischiare ora il processo sono altri 8 carabinieri che – con varie accuse – sono indagati per aver “depistato” e deviato l’indagine principale sulla ricerca della verità dietro la morte del giovane Cucchi. Secondo quanto riportato dalla Stampa, tra gli 8 nuovi nomi troviamo il generale Alessandro Casarsa (all’epoca dei fatti comandante del Gruppo Roma) e il colonnello Lorenzo Sabatino, ex Capo del Nucleo Operativo: i reati contestati, secondo le notizie che filtrano dalla Procura, vanno dal falso all’omessa denuncia, dalla calura al favoreggiamento. Dopo le diverse udienze delle ultime settimane che hanno portato alla luce nuovi “misteri” e relazioni prima dell’autopsia sul corpo di Stefano, con le relative accuse del pm contro l’Arma dei Carabinieri «sapevano come era morto Cucchi e hanno depistato».
I NUOVI DEPISTAGGI
I magistrati hanno chiuso l’indagine anche sul colonnello Francesco Cavallo (a quell’epoca tenente colonnello capoufficio del comando del Gruppo Roma), e sul maresciallo Massimiliano Colombo Labriola (ex comandante della stazione di Tor Sapienza), il maggiore Luciano Soligo (maggiore e comandante della Compagnia Montesacro), Francesco Di Sano (all’epoca in servizio a Tor Sapienza), il capitano Tiziano Testarmata (comandante della quarta sezione del Nucleo investigativo), il carabiniere Luca De Cianni. L’inchiesta è seguita dai poliziotti della Squadra Mobile, coordinati dal procuratore Giuseppe Pignatone e dal pm Giovanni Musarò, spiega l’Ansa. Nelle ultime udienze proprio il pm aveva spiegato all’aula «Questa storia è costellata di falsi subito il pestaggio ed è proseguita in maniera ossessiva subito dopo la morte di Cucchi». Non solo, sarebbe emerso anche una decisa attività di «inquinamento probatorio indirizzando in modo scientifico prove verso persone che non avevano alcuna responsabilità e che sono state sottoposte a giudizio fino in Cassazione e ora sono parte civile perché vittime di calunnie».