Un articolo di Libération getta ombre sul suicidio di Laura Pignataro, la funzionaria della Commissione europea lanciatasi nel vuoto il 17 dicembre dal quinto piano di un palazzo di Bruxelles. La polizia belga sostiene che il gesto sia riconducibile alla fine del matrimonio con il marito Michael Nolin. Il giornalista Jean Quatremer ha però ricostruito le forti pressioni a cui il capo delle risorse umane del Servizio giuridico sarebbe stata sottoposta nell’ultimo anno. Colleghi e amici della donna hanno parlato di un anno conflittuale per i suoi compiti e il fatto che dovesse rendere conto a Martin Selmayr, neoeletto Segretario Generale che con il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, ha ordito in gran segreto un piano per ottenere la più alta carica amministrativa dell’Ue. Per Libération la funzionaria italiana sarebbe stata vittima del cosiddetto “metodo Selmayr”, un sistema di forti pressioni sui collaboratori del gabinetto Juncker. Tutto parte con la nomina di Martin Selmayr, su cui viene aperta un’indagine per stabilirne la regolarità. Le informazioni richieste dalla commissione d’inchiesta dovevano essere fornite dall’ufficio legale, per il quale Laura Pignataro ricopriva l’incarico di capo delle risorse umane.
IL SUICIDIO DI LAURA PIGNATARO E IL “METODO SELMAYR”
«Laura, uscendo da questi incontri, era in preda alla rabbia: sapeva di aver partecipato a un processo viziato dal conflitto d’interessi», ha detto uno degli amici di Laura Pignataro a Libération. «Si rese presto conto che la nomina di Selmayr era illegale, ma cercò di salvargli il culo». La rottura definitiva tra la funzionaria e Selmayr arriva, secondo il giornale francese, quando Emily O’Reilly, incaricata di svolgere le indagini sulla nomina, chiede di avere accesso alle mail interne relative alla nomina di Selmayr. Quest’ultimo si oppone, invece Pignataro fornisce il materiale. Un gesto ritenuto un “tradimento” da Selmayr. Viene pubblicata una relazione molto pesante contro la nomina di Selmayr, quindi vengono chieste nuove risposte dalla Commissione che arrivano proprio da Pignataro sotto forti pressioni di Selmayr, sempre secondo quanto raccontato da queste fonti. Quattro giorni dopo la sua morte, archiviata come suicidio. Il giornalista Jean Quatremer nel suo articolo spiega che nessuna lettera di condoglianze è stata mandata alla famiglia di Pignataro dalla Commissione europea, nessun membro ha partecipato alla cerimonia di cremazione, ma è stato inviato un messaggio di auguri natalizi ai funzionari della Commissione. Inoltre, in occasione della cerimonia in suo ricordo, nessuno dei vertici della Commissione si è fatto vivo.
LA REPLICA DELLA COMMISSIONE UE
L’articolo di Libération è stato confutato dalla Commissione europea. Lo ha precisato Margaritis Schinas, portavoce della Commissione, nella lettera inviata al Corriere della Sera. «È totalmente incomprensibile che Corriere della Sera riprenda quell’articolo con tutte le falsità che contiene. Già il 15 marzo la Commissione europea ha comunicato ai media, oralmente e per iscritto, che il segretario generale conosceva appena Laura Pignataro, la collega deceduta di cui scrive l’articolo». E quindi le pressioni di cui parla quell’articolo «sono manifestamente un’invenzione faziosa». Schinas ha poi alzato il tiro: «Le affermazioni e insinuazioni contenute nell’articolo originario di Libération, riprese in parte nel vostro pezzo, sono inaccettabili, malevole e irrispettose, nei confronti soprattutto della funzionaria deceduta e della sua famiglia, ma anche della Commissione europea come istituzione». Contestualmente il Corriere della Sera ha pubblicato la sua risposta. «L’articolo ha segnalato adeguatamente anche le convinzioni della polizia belga in sintonia con quelle dell’istituzione di Juncker. Nella sostanza ha ricostruito sinteticamente, correttamente e con equilibrio quanto è stato possibile ricostruire su questa delicata, complessa e triste vicenda, che ha coinvolto una stimata e importante dirigente italiana della Commissione europea. E questo senza prendere alcuna posizione o trarre alcuna conclusione».