«Ci picchiava e ci ha strappato il velo, ci chiamava terroriste»: così racconta su Facebook, Fatima Zahra Lafram (rappresentante dei Giovani Musulmani d’Italia) dopo la terribile mattinata vissuta su un autobus a Torino. Che non sia “periodo” per i bus lo avevamo già scoperto ieri nella strage sfiorata alla periferia di Milano, mentre quanto avvenuto oggi a Torino non è da escludersi che possa verificarsi come “conseguenza” al terrore generato ieri dall’italo-senegalese a bordo dello scuolabus di San Donato Milanese. Il video della denuncia è divenuto subito virale e il contenuto è in effetti assai forte: «Ieri ero sul pullman con un’amica e stavamo tornando dal centro. A bordo del mezzo c’era una ragazza con un cane, e la mia amica si è spostata», a quel punto però la reazione della donna è di quelle assurde, se venisse confermata la versione della ragazza musulmana. «Ci ha detto che prima abbiamo paura dei cani, ma poi facciamo gli attentati terroristici. Si è buttata contro di noi, ha preso a pugni la mia amica e le ha strappato il velo dalla testa. Poi ha picchiato anche me quando ho cercato di difenderla», spiega ancora Fatima.
LA VIDEO DENUNCIA SU FACEBOOK
L’autobus a quel punto si ferma e la polizia viene chiamata dai presenti testimoni che hanno assistito a tutta la scena: «Mentre gli agenti stavano arrivando, mi ha dato un calcio: sono in ospedale per fare una lastra alla mano gonfia» spiega la ragazza “bullizzata” da quella giovane donna a bordo dei mezzi pubblici torinesi. A quel punto l’arrivo in ospedale delle due ragazze islamiche e la confessione di Fatima sul suo profilo Facebook «La mia amica respira a fatica dalle botte che ha preso, e a me si è gonfiato il polso. Abbiamo smesso da poco di piangere». La decisione di fare un video, di denunciare tutto sui social arriva a corredo delle varie testimonianze “simili” che accadono per le strade e le scuole d’Italia, con le varie “minoranze” spesso derise e insultate. «L’islamofobia e il razzismo sono cose reali. Non è il primo episodio, anche se è la prima volta che le prendiamo. Voglio che tutti capiscano che le parole di certi politici o di altre persone hanno un impatto forte, e il silenzio rende tutto complici – aggiunge, facendo riferimento “indiretto” al clima di intolleranza e al Ministro Salvini – Non è questa l’Italia in cui voglio crescere i miei figli». Immediata la solidarietà del sindaco di Torino Chiara Appendino, «esprimo totale solidarietà, mi metterò al più presto in contatto con Fatima».