Sta facendo il giro del mondo il caso della piccola Itzamara che nel suo addome portava il il feto della sua gemella, formatosi per metà nel corso della gravidanza per poi continuare a crescere proprio nel corpo della sua gemella. Si tratta di un evento molto raro in medicina con una incidenza di un caso su ogni mezzo milione di nascite e che prende il nome di “fetus in fetu”. Si tratta di una anormalità dello sviluppo embrionale ma che spesso viene scambiata per un teratoma, un tumore dei tessuti embrionali, simile ad una cisti. Tuttavia, il caso che si è verificato in Colombia ha acquisito un significato molto importante in quanto ha contribuito all’approfondimento dell’argomento da parte di scienziati e ricercatori che si occupano proprio di sviluppo degli embrioni e del fenomeno della differenziazione cellulare. Negli ultimi anni sono diversi i casi simili che si sono verificati soprattutto in India, Singapore, Indonesia, prima dell’ultimo colombiano che, a differenza dei precedenti, ha avuto il pregio di essere stato compreso in largo anticipo dai medici. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
Caso “Fetus in fetu” connesso da intestino
Un caso più unico che raro, tanto che si parla di una incidenza di circa uno ogni 500mila nascite e che è stato portato alla luce di recente da un articolo del New York Times: la storia infatti arriva dalla Colombia dove una neonata, la piccola Itzamara, è venuta al mondo con all’interno del suo feto quello della sua sorella gemella. “Fetus in fetu” viene chiamata questa condizione nel quale l’addome della piccola ospita il feto ancora formato a metà della gemellina e connessi dall’intestino. Tuttavia il caso di Itzamara si differenzierebbe da quegli altri simili documentati nella letteratura medica perché stavolta i medici colombiani sono riusciti a individuare il feto nel feto già nel corso della gravidanza e precisamente durante la 35esima settimana: anche per questo motivo si è deciso di intervenire tempestivamente e già a febbraio, nel corso della 37esima settimana di gestazione, si è effettuato il taglio cesareo in modo da evitare che il feto che Itzamara portava dentro di sé potesse nuocere sia a lei sia a sua madre. (agg. di R. G. Flore)
Primo caso registrato nel 1808
Dalla Colombia arriva la storia di una gemella parassita cresciuto nell’addome di una neonata, un raro caso di “fetus in fetu“. Siamo precisamente a Barranquilla dove una bimba è nata con all’interno dell’addome una gemella parassita, non formata ma ancora in crescita. La piccola Izmara è stata operata immediatamente, per asportare l’altro feto che aveva sia le braccia che le gambe ma non il cuore e il cervello. Questa atipica condizione è stata descritta per la prima volta nel 1808 e da quel momento in duecento anni ci sono stati appena un centinaio di casa in tutto il mondo. Questa volta tutto è stato scoperto però prima della nascita, con l’ostetrico che ha notato qualcosa di anomalo durante l’ecografia alla 35ma settimana, sviluppata in tre dimensioni. Si era pensato in un primo momento di una crisi epatica, ma poi il Color doppler ha mostrato l’immagine multicolore dei vasi sanguigni. Questo portò alla tragica scoperta di un altro feto, più piccolo, con tanto di cordone ombelicale.
Gemella-parassita nell’addome di una neonata, “Fetus in fetu”: ecco cos’è successo
La donna che portava in grembo una neonata con all’interno dell’addome una gemella-parassita è stata operata con un cesareo alla 37ma settimana. Il gemello infatti stava crescendo molto rapidamente, tanto che rischiava di andare a danneggiare gli organi interni della piccola. Subito dopo la nascita di Izmara questa è stata operata con la rimozione di un gemello parassita di 14 grammi e lungo 45 millimetri, una cifra che sembra insignificante ma poteva essere letale per la bambina. Il dottor Miguel Parra-Saaveda l’ha operata e ha specificato: “Era come se Itzmara fosse incinta di sua sorella”. Ad un mese dalla complicata operazione chirurgica la bimba sta bene e gode di un’ottima salute. Come riportato dal Corriere della Sera i medici hanno spiegato: “Inizialmente avevamo deciso di far portare avanti la gravidanza il più a lungo possibile per evitare i rischi che poteva comportare una nascita prematura. Nelle ultime due settimane il gemello era cresciuto dal 20 al 30% in modo molto rapido. La situazione quindi è cambiata”.