Un ex presidente nigeriano aveva un cruccio. Di cosa si lamentava? Del fatto che l’oligarchia del suo grande Paese non era stata in grado di mettere accanto ai miliardari di nazioni simili – Russia, Cina ed India – un proprio miliardario dello stesso livello.
Non del fatto che uno dei Paesi più ricchi del mondo sulla carta abbia il 70 per cento della popolazione in povertà estrema. Né che tale popolazione non possa coltivare i vasti terreni disponibili che potrebbero sfamarla.
Né che non ci sia alcun sostegno statale al riguardo, “sostegno” che viene lasciato allo strozzinaggio in modo da creare un circolo vizioso che, accanto agli aiuti europei ai propri prodotti agricoli, uccide quelli locali, molto più costosi.
Né che molti bambini spesso orfani cadano nelle reti internazionali dei pedofili, per non parlare dei trafficanti di organi (assai pericolosi anche per gli adulti che provano a raggiungere l’Europa tramite il deserto).
Né che molti poveri partecipino per disperazione alle guerre di liberazione dall’oppressione delle compagnie petrolifere straniere nel delta del Niger, con tutti i rischi che ciò può comportare.
Né che questo magnifico delta sia ormai al collasso, con un inquinamento da gas di scarico da anni intollerabile per via dei mancati depuratori, per non parlare delle discariche a cielo aperto di rifiuti tossici provenienti da ogni parte dell’Occidente (e a causa dei quali, forse, la giornalista Rai Ilaria Alpi è stata uccisa in un’altra parte dell’Africa: è tutto il continente, infatti, a fare da discarica per il pianeta, a proposito di moralità generale).
Né, evidentemente, dispiace, all’ex presidente, il fatto che la Nigeria ottenga dal Fmi ben due miliardi di dollari di aiuti sui cinque destinati ai Paesi subsahariani in estrema difficoltà, pur essendo, questo, uno spreco che grida vendetta al cielo, non essendo la Nigeria un Paese povero sulla carta. Ben altre sarebbero le nazioni a cui destinare tali aiuti. Ma si tratta di nazioni in cui non esiste alcun fragile equilibrio da salvaguardare da parte degli occidentali: quello cioè di un Paese dove da una parte la classe dirigente locale non fa nulla a parte rubare, e dove, dall’altra, gli europei e gli americani temono per i propri enormi investimenti, messi in pericolo dalle fortissime tensioni sociali causate dalla piaga della corruzione, a cui peraltro non sono estranei.
Infatti, molte grandi aziende non disdegnano affatto di operare in un contesto in cui possono corrompere per mantenere la propria posizione, e magari per accrescerla. Certo, anche tra i manager stranieri esistono soggetti che ci tengono ad un minimo di integrità, ma coloro che non stanno al gioco generale del corrotto e del corruttore spesso perdono la sicurezza, e talvolta la vita, e questo sebbene siano occidentali (i quali dormono in gran numero su piattaforme in mare per i pericoli della terraferma). Ma il punto è che non sono i top manager, e neppure i governi, che possono cambiare il quadro, se presi singolarmente: ci vorrebbe un’azione coordinata a livello internazionale che nessuno, pare, ha mai avuto intenzione di promuovere.
Conclusione: per evitare che gli occidentali perdano i loro investimenti travolti da una rivoluzione al cui rischio i politici locali corrottissimi sembrano non badare, il Fondo monetario agisce da assicurazione per le aziende straniere, e fornisce gli aiuti necessari – benché minimi – alla popolazione affamata affinché la situazione generale non esploda.
A Washington, infatti, conoscono perfettamente la questione: e a chi scrive, quindi, sfugge la differenza tra la situazione nigeriana e quella venezuelana, dato che anche in Nigeria la povertà è endemica, la corruzione è dilagante, comanda l’esercito e non si sono viste elezioni politiche senza pesantissimi brogli da decenni. L’unico presidente eletto in maniera davvero democratica è stato deposto poco dopo. Eppure esiste una società civile che chiede aiuto, eccome se esiste, esattamente come in Venezuela: peccato che quando grandi personaggi del livello di Ken Saro-Wiwa hanno messo il dito nella piaga del malaffare generale, siano stati fatti fuori, probabilmente su pressione delle stesse aziende petrolifere occidentali (l’europeissima Shell per non andare a processo pagò 15 milioni di dollari negli anni 90).
La Nigeria, insomma, è un caso emblematico di disprezzo per la democrazia non solo da parte dei “padrini” nigeriani, ma anche da parte degli occidentali, olandesi e inglesi in primis, ossia i proprietari della suddetta Shell, la società petrolifera di gran lunga più importante oggi nel Paese. Senza dimenticare però che la guerra del Biafra, ad esempio, era stata organizzata dai francesi, ossia da De Gaulle, quando il nuovo presidente nigeriano Gowon, teleguidato dagli anglo-olandesi, aveva cercato di estrometterli dai campi petroliferi della Repubblica federale.
Davvero un bello spettacolo… Sarebbe questo il modo di aiutare l’Africa da parte di quei campioni dei valori liberaldemocratici chiamati occidentali?
Del modo di concepire tali valori nel “continente nero” da parte dei francesi si è già detto parlando del franco Cfa, con cui Parigi tiene sotto il tacco ben quattordici Paesi africani, tutti ben più poveri e meno importanti della Nigeria. Del resto fu Napoleone stesso, campione planetario di ipocrisia di cui i francesi vanno (ovviamente) fierissimi, colui che ripristinò la schiavitù nelle colonie dove era stata da poco abolita sull’onda della Rivoluzione francese, nonché colui – lasciatemi aggiungere – che non volle accogliere persone di colore in Francia per non rendere i suoi abitanti simili agli spagnoli, mescolati – ai suoi occhi orrendamente – ai “mori” dell’invasione araba.
Ora, invece, iniziamo a capire quale sia il modus operandi di altri occidentali nel più ricco e popoloso Paese africano, il cui Pil è fondato al 90% sul petrolio.
A questo punto, sarebbe davvero divertente capire cosa succederebbe a Bruxelles in una discussione della Ue voluta dai 5 Stelle sul colonialismo francese in Africa.
Si aprirebbe il gigantesco vaso di Pandora dello sfruttamento del mondo da parte di molti Paesi europei (tra cui l’Italia), e degli occidentali in generale, e quindi anche degli americani, dei canadesi, degli australiani, e così via. E mi fermo solo ai cosiddetti Paesi “democratici”, e al caso africano: poi ci sarebbe quello nord e sudamericano, quello asiatico e dell’Oceania, nonché lo sfruttamento da parte cinese, sudafricana, giapponese, russa, e così via.
Forse una riflessione sarebbe opportuna, ma quando anni fa si cercò di fare un po’ di chiarezza con un convegno internazionale a Durban a proposito dei rapporti tra Paesi del Nord e del Sud del mondo il risultato fu un disastro, con accuse reciproche ed aspri litigi che, evidentemente, non portarono da nessuna parte.
Il caso nigeriano dimostra che se da un lato i “padrini” locali andrebbero individuati ed estromessi, molti di loro fanno comodo agli occidentali, che non vogliono mollare la presa sul petrolio del grande Paese africano, che tra l’altro è di una qualità superiore rispetto a quello mediorientale: ecco perché il famoso intervento armato di cui gli Usa stanno parlando a proposito del Venezuela, in Nigeria non avrebbe alcun senso dal punto di vista degli interessi occidentali; ed infatti nessuno si è mai sognato di minacciarlo.
Forse occorrerebbe fare il punto della situazione, e smetterla di sommergere sotto una gran mole di numeri ciò che succede davvero in ogni Paese povero, comportamento, questo, tipico di organizzazioni del calibro del Fmi per confondere le acque.
Bisognerebbe smetterla di sottrarre risorse a Paesi davvero poveri dell’Africa subsahariana per incanalarli verso quelli che potrebbero essere ricchissimi ma che non lo sono, e questo anche e soprattutto a causa degli occidentali, le politiche decennali dei quali hanno contribuito a selezionare in Nigeria la classe politica e militare più corrotta del pianeta perché faceva loro comodo.
E’ venuto il momento di leggere in profondità i fenomeni planetari, e smetterla di far finta di non sapere che gli occidentali hanno delle responsabilità enormi per quanto oggi è il mondo: ossia un sistema iniquo, inquinato e insicuro come mai nella storia.