Spesso le tragedie hanno bisogno di poche parole. Un bimbo di cinque mesi è morto nella notte tra venerdì e sabato all’ospedale Sant’Orsola di Bologna dove era arrivato il pomeriggio da Scandiano (Reggio Emilia) in condizioni disperate a causa di una circoncisione operata dai genitori di origine ghanese a casa propria. Ora i carabinieri dovranno effettuare i loro rilievi e la giustizia farà il suo corso.
Che la circoncisione sia avvenuta in casa porta ad escludere che sia stata effettuata per motivi medici. Rimane quindi la motivazione religiosa, probabilmente musulmana, che spiegherebbe la scelta di non usare delle strutture sanitarie nazionali ma di ricorrere a qualcuno in grado di svolgere il rito religioso: qualcuno cioè capace di essere attento alla liturgia di una religione ma non alla liturgia della vita.
Molti sostengono che la circoncisione presenti indubbi vantaggi fisici, soprattutto quelli collegati alle infezioni causate dalla scarsa igiene che in climi caldi, dove c’è poca acqua, erano, in particolare nell’antichità, all’ordine del giorno. E io credo che la motivazione antropologica, cioè quella legata a vivere meglio anche dal punto di vista fisico, sia bella e da sottolineare quando si parla di religione. Per esempio l’idea del digiunare collegato alla Quaresima, non è sbagliata. Magari non è completa, ma l’idea che mangiare meno, con più giudizio, in maniera più armoniosa, faccia star bene sia l’anima che il corpo, è un’idea giusta. In Italia, un tempo, il venerdì si mangiava di magro. Questione di fede. Poi andava a finire che la domenica mangiavi solo carne, il giovedì le uova e il mercoledì le verdure: dalla fede quindi derivava un senso armonioso del tutto, del vivere civile. E questa educazione – che c’è in ogni religione – è valida anche sotto il profilo educativo del cibo. Ben venga quindi la circoncisione come segno di alleanza con Yahweh o Allah che dir si voglia: però senza ammazzare.
In Italia la circoncisione rituale non per motivi di salute è ammessa – cioè è lecita – ma deve essere svolta da medici oppure da ministri di culto competenti e responsabili della corretta effettuazione, con rispetto scrupoloso della asepsi e dell’igiene. Ora pare evidente che nel caso del piccolo di Scandiano sia intervenuta una persona non competente ed è ragionevole suggerire al legislatore che questa cosa cambi.
Il principio della libertà di culto fa sì che la pratica della circoncisione vada rispettata ma non si capisce per quale ragione non esista l’obbligo che ad effettuarla sia un medico o che venga effettuata all’interno di strutture mediche: se proprio ci deve essere il ministro del culto almeno che ci sia la presenza di personale medico che possa fornire l’adeguata assistenza in una struttura attrezzata.
La circoncisione femminile è una mutilazione grave e nel nostro paese è ovviamente proibita; quella maschile è lieve e può essere consentita, ma non a prezzo della vita.
Uccidere in nome di Dio è quanto di più lontano dallo spirito di una vera religione. Gesù prima della moltiplicazione dei pani e dei pesci vuole che la gente sia comoda e seduta sull’erba verde nonostante ci si trovasse in una regione desertica (Gv 6,10). Quando nel Padre nostro si dice: “dacci oggi il nostro pane quotidiano” è anche per dire che la religione fonda la vita, la felicità dell’uomo, e non causa la negazione dell’esistenza o il dolore fine a se stesso. Mai un rito religioso può essere un rituale che inghiotte la dignità umana e diventa capace di restituirci un neonato esanime, ucciso dalle stesse persone che l’hanno messo al mondo.