La partita legata all’adozione del 5G sulle reti mobili di tutto il mondo è appena agli inizi perché i governi di mezzo mondo hanno intuito che questa volta potrebbe trattarsi della madre di tutte le tecnologie della società dell’informazione. Le sue caratteristiche potrebbero mandare in pensione tutte le altre tipologie di reti, incapaci di garantire performance paragonabili: banalmente sarà possibile guardare un film in 4K seduti su una panchina in un parco come sul divano di casa. Allo stesso tempo permetterà la definitiva esplosione dell’Internet of Things con la sua promessa di collegare in tempo reale decine di miliardi di oggetti.
Questo, in combinazione con la progressiva affermazione del protocollo IPv6 che ha superato il problema del numero di indirizzi IP pubblici disponibili rendendoli di fatto infiniti. Fino al suo avvento, infatti, i dispositivi su reti private, come quelle aziendali o domestiche, non potevano essere esposti direttamente su Internet, in quanto il protocollo IPv4 consentiva di assegnare circa 4,3 miliardi indirizzi.
Su queste premessa si sta prospettando la prima rete realmente mondiale e se qualcuno dovesse acquisire una supremazia tecnologica probabilmente controllerebbe il mondo. La prima questione è quindi la sicurezza nazionale degli stati. I dati di gestione di infrastrutture critiche a partire dalle reti di luce, acqua e gas o le comunicazioni militari e governative potrebbero viaggiare tramite apparati progettati e realizzati da aziende straniere e i leader di mercato del settore sono le cinesi Huawei e Zte. Nel frangente la principale preoccupazione, soprattutto degli Stati Uniti, è la possibilità che il governo di Pechino per loro tramite allestisca la più grande rete di spionaggio globale della storia.
Tuttavia, se i timori di Washington e di molti stati occidentali sono da dimostrare, dal punto di vista della cybersecurity si aprono comunque scenari decisamente complessi partendo da una banale considerazione: se tutti gli oggetti del mondo sono connessi tra loro (grazie al 5G) e ognuno di essi è direttamente esposto su Internet (attraverso il protocollo IPv6) ed è vero che la sicurezza dell’intero sistema sarà forte quanto il suo anello più debole, per esempio il frigorifero smart di una famiglia di Bucarest, possiamo stare tranquilli?
Il tema sarà proprio quello di gestire una transizione epocale dovendo fare i conti con tre grandi questioni. La prima riguarda le velocità imposte dal mercato che immette prodotti e tecnologie innovative in tempi assolutamente incompatibili con le esigenze di sicurezza. La seconda è la generale ignoranza della materia da parte di milioni di aziende che si apprestano a produrre oggetti intelligenti: chi fino a ieri produceva forni, lavatrici, macchine da caffè assolutamente perfetti potrebbe trovarsi più a disagio su come proteggere questi oggetti dall’azione di un malware. Infine, ma forse il peggiore dei problemi, pochissimi abitanti di questo pianeta sono consumatori consapevoli in tema di sicurezza. A chi verrebbe in mente prima di acquistare il suo nuovo frigorifero di chiedere se è possibile proteggerlo con una password? Qualcuno hai mai pensato di domandare al concessionario da cui sta acquistando l’auto se sono state fatte verifiche sulla sicurezza delle sue connessioni?
Non possiamo dimenticare che l’unico soggetto capace di condizionare il mercato è il consumatore che continuando a tacere potrebbe trasformare il sogno del 5G e dell’IPv6 nel peggiore incubo della storia.