Era il 2012 quando alla Sandy Hook Elementary School di Newtown in Connecticut 20 bambini morirono per l’assurda follia di Adam Lanza, killer affetto da disturbi della personalità: altri 6 adulti vennero trucidati e tra quelli c’era anche la madre del pluriomicida in una delle più gravi tragedie tra le assurde sparatorie nel scuole Usa. Oggi è come se quella strage si sia “riaperta”, un’altra volta, visto quanto avvenuto a Jeremy Richman, 49 anni, padre di una delle vittime di Newtown: è stato trovato morto questa mattina dentro l’Edmond Town Hall, un cinema e centro per eventi della cittadina del Connecticut. Si è suicidato 7 anni dopo la morte della piccola figlia Avielle Richman, non ha retto probabilmente il peso di quel dramma o comunque la sua esistenza non si è mai veramente ripresa, con diversi motivi che magari non si conosceranno mai ma che non possono che “riferirsi” a quanto avvenuto in quel assurdo 15 dicembre 2012: «E’ un evento terribile per la famiglia e per la nostra comunità» ha spiegato il tenente Aaron Bahamonde in un comunicato in cui chiede il rispetto della privacy dei familiari, confermando la tesi del suicidio avanzata dai media Usa.
IL TERZO CASO IN UNA SETTIMANA
Il caso ha fatto ancora più “scalpore” – da qui il saggio comunicato della polizia – visto che in pochissimi giorni, neanche una settimana, di suicidi per persone coinvolte in una sparatoria di massa sono stati addirittura tre. Lo scorso 17 marzo si è tolta la vita Sydney Aiello, a 19 anni scampata alla strage di Marjory Stoneman Douglas High School di Parkland in Florida nonché migliore amica di una delle vittime. Un altro studente dello stesso liceo si è invece suicidato solo due giorni fa anche se il nome, per il momento, è rimasto ancora non pubblico: «È terribile quanto è accaduto. Meadow e Sydney sono state amiche per tanti anni», ha spiegato il padre della migliore amica di Sydney, Meadow Pollock, uccisa nella strage di Parkland. L’uomo disperato ha poi esortato altri ragazzi sopravvissuti che non riescono a gestire il dolore ad entrare in contatto con lui: «Uccidersi non è la risposta giusta», ha spiegato alla Cnn e non si può non pensare oggi come quell’invito poteva forse “salvare” la vita di quell’altro padre, anche lui disperato ma senza aver trovato in questi anni forse quella “scintilla”, quel rapporto, quella salvezza che abbia potuto risvegliare in lui la passione per la vita pur dopo una tragedia del genere. Solo il Cielo può rimarginare una ferita del genere e a volte già in questo nostro mondo complicato quell’anticipo di Cielo riusciamo a “coglierlo”: Jeremy non ce l’ha fatta e ora non resta che pregare affinché da Lassù quell’abbraccio possa definitivamente togliergli quell’enorme peso da dentro il cuore.