Metti piede in libreria e – volente o no – sbatti il naso su manifesti contro gli Ogm, l’inquinamento, ma anche i figli in genere. E’ stato tradotto da poco in italiano il saggio di Lina Meruane, Contra los hijos (Contro i figli, 2015), vero e proprio manifesto child-free, secondo cui avere dei bambini annulla la libertà dei genitori. Soprattutto della madre. Quest’ultima, dedicandosi alla cura dei propri bambini, perderebbe la propria indipendenza, schiacciata dal potere tirannico dei figli e in breve tempo ne sarebbe completamente sottomessa. Riassumendo al massimo: perdita di libertà, tragedia, condanna.
Ora: c’è più di un momento nell’onorata carriera di ogni madre in cui si darebbe a questa donna il premio Nobel. Sì, perché chiunque di noi (madri) può confermare che i figli ti succhiano prima il latte, poi il tempo, i soldi, la libertà. Il punto che fa acqua è semplicemente che si tratta di un solo pezzo della storia. E’ come guardare la favola di Cenerentola fino a prima che arrivi la fatina, e fermarsi lì. Quelle tra noi più fortunate asseriranno che nella maternità si sono compiute e che hanno visto realizzare se stesse ogni giorno, anche quando l’attività più eccitante della giornata era rincorrere piccoli teppisti con pezzi di mela già addentati.
Sfido comunque le altre, quelle – come me – che hanno fatto una certa fatica a vedere la positività in ogni singolo momento, a confutare quanto segue.
Uno. Negli ultimi anni siamo più attenti all’ambiente: spendiamo più soldi in prodotti bio, carta igienica in eco-fibra, cartoncini per auguri da fogli riciclati. Tuttavia, ripassare per la terza volta in cinque anni l’intero ciclo della fotosintesi clorofilliana è una lezione che davvero non ha prezzo.
Due. Una visita base dal parrucchiere costa, diciamo, almeno 50 euro e altrettanti minuti. Per le madri, ogni tanto, la seduta soccombe ad altri impegni/spese impreviste. E’ allora che si arriva a scuola di corsa, arruffate, spettinate, col capello laccato di smog, e lì si trova qualcuno che ci accoglie con un “Sei strabellaaa, mammaaa!” tanto che ci tocca fermarci a controllare il nome sull’etichetta del grembiule per aver conferma di essere proprio noi le madri di quelle sante boccucce.
Tre. Le cinque rate della Playstation scadono tassative il 30 di ogni prossimo mese, indipendentemente dal numero o meno di figli. Ammortizzarle a più mani, facendo un opportuno uso dell’aggeggio, è qualcosa che dà respiro a bilanci familiari e docce in buona pace.
Quattro. Con l’avanzare dell’età, la memoria cala – peraltro le pastiglie a base di fosforo la farmacia non te le regala. Ecco allora che torna parecchio utile qualcuno che ti ricordi le cose. O almeno i concetti; come alcuni princìpi fondamentali di economia:
a) se non ti puoi permettere la tracolla Prada da 590 euro, puoi sempre domandare a Gesù Bambino che te la porti il prossimo inverno;
b) un pasto da McDonald per cinque costa meno di un pranzo sushi per due;
c) esistono sorprese mattutine a prezzo zero che – inquadrate nella giusta prospettiva – possono rivelarsi una meraviglia per tutti. Per questo, avere ad esempio qualcuno che ti ricordi com’è bella la prima nevicata dell’anno è particolarmente confortante, soprattutto mentre cerchi di scartavetrare il parabrezza della Punto da sedici centimetri di poltiglia congelata, armata giusto di un pettine da borsetta.
Le madri. Per i figli, ricuciono pupazzi di stoffa, infornano chili di pasta di sale, raccolgono dal parquet decine di mattoncini Lego che son peggio delle bucce di banana. E’ così che inciampano – Deo gratias – in qualcosa che le ridesta dal loro torpore, per richiamarle a ciò che è più Vero nella vita. Attraverso la fatica di educare, educano prima di tutto se stesse. Dovendo render ragione ai figli del perché vale la pena nascere, sono costrette a prenderne consapevolezza loro innanzitutto.
E allora, alla fine, armata di umiltà, devo ammettere che – noi donne with-kids – siamo tutte condannate: a crescere, a imparare e a diventare un po’ più sagge.