Nel lunghissimo interrogatorio tenuto dal pm di Milano Alberto Nobili, Cesare Battisti ha voluto raccontare non solo di essere protagonista responsabile di quei 4 omicidi di cui è condannato, ma di come il fatto di averli uccisi non fa di lui un killer: «ero solo un uomo animato da un movente ideologico». Non solo, sempre nell’interrogatorio dal carcere di Oristano, nell’ammettere le proprie colpe l’ex terrorista dei PAC ha specificato «Voglio precisare che lei mi ha parlato di freddezza che sembrerebbe che io abbia manifestato nei casi in cui ho sparato. In merito, intendo evidenziare che io non sono un killer ma sono stato una persona che ha creduto in quell’epoca nelle cose che abbiamo fatto e quindi la mia determinazione era data da un movente ideologico e non da un temperamento feroce, quando credi in una cosa, sei deciso e determinato. A ripensarci oggi provo una sensazione di disagio ma all’epoca era così». Dopo l’arresto in Bolivia e la latitanza lunga 37 anni, Battisti ha voluto anche spiegare di non aver mai ricevuto alcun aiuto o sostegno dall’Italia bensì «aiutato da partiti, gruppi di intellettuali, soprattutto nel mondo editoriale, come sostegno ideologico e logistico».
COLONNELLO COLLEGA DI DALLA CHIESA “BATTISTI UN ASSASSINO”
Secondo la linea Battisti, con la sua “rete” di aiuti dall’estero «ho sempre professato la mia innocenza e ciascuno è stato libero di interpretare questa mia proclamazione come meglio ha creduto, ma posso dire che per molti di questi il problema non si poneva, andava semplicemente sostenuta la mia ideologia». Collette, richieste, articoli e continue profusioni sulla giusta battaglia comunista contro il potere: peccato che in mezzo ci siano stati 4 omicidi e ora, per la prima volta, è lo stesso Battisti ad ammetterli. Secondo un ex colonnello che per anni lavorò a fianco del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa contro le Brigate Rosse – intervistato da Gian Micalessin sul Giornale – «l’ideologia non c’entra, Battisti è solo un assassino». L’ex membro dei PAC ha infatti spiegato al pm di Milano come la sua guerra era giusta e per quella combatteva, per quella ha commesso gli omicidi di cui chiede scusa ma senza mettere in discussione il merito della “battaglia”: «Se c’era una guerra lui ed i suoi ne approfittavano per soddisfare le proprie tasche. Le Br erano un’organizzazione strutturata, Battisti e i suoi agivano in un ambito di miseria ideologica ed intellettuale», sentenza l’ex colonnello Domenico Di Petrillo.