Il Brunei è il primo paese asiatico ad aver adottato la shari’a come fonte di legislazione nazionale applicabile alla popolazione musulmana e fa scalpore l’introduzione, in programma mercoledì 3 aprile, la terza e ultima parte del nuovo codice penale che prevede frustate e lapidazione per adulterio e relazione omosessuale. Il sultano Hassanial Bolkiah ha affermato «E’ Dio ad aver ha creato le leggi e quindi noi possiamo usarle per ottenere giustizia, anzi questo è il nostro dovere», riporta il Corriere della Sera. Un tema che ha scosso la comunità internazionale, con il famoso attore americano George Clooney che sulle colonne di Deadline ha invocato il boicottaggio degli hotel del Sultano: parliamo del Beverly Hills Hotel, l’Hotel Bel-Air e di altre sei strutture. Una via per protesta contro l’imminente legalizzazione delle leggi sopra citate: «Stiamo davvero aiutando queste violazioni dei diritti umani? Stiamo davvero contribuendo a finanziare l’assassinio di cittadini innocenti? Ho imparato in anni di rapporti con regimi assassini che non puoi farli vergognare, ma puoi far vergognare banche, finanzieri e istituzioni che fanno affari con loro e scegliere di guardare dall’altra parte». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
CODICE PENALE INCORPORA SHARI’A
L’annuncio è di quelli da far tremare i polsi nel 2019 e or si attende una dura presa di posizione da parte della comunità internazionale: infatti dalla prossima settimana in Brunei il Sultano ha imposto la pena di morte per lapidazione a chi si “macchierà” dei reati di omosessualità e adulterio. In pratica, nel nuovo codice penale in vigore nel Paese (che dal 2014 ha di fatto incorporato in esso i dettami della shari’a islamica, vale a dire quell’insieme di precetti e leggi che fanno capo a quanto scritto nel Corano) ci sarà una stretta in senso integralista contro i gay, rafforzando inoltre anche le disumane punizioni corporali per una vasta gamma di reati minori. A comunicarlo nelle ultime ore è stato il Ministero della Giustizia che ha fatto sapere come le nuove disposizioni avranno forza di legge a partire dal prossimo 3 aprile. (agg. di R. G. Flore)
SULTANO DEL BRUNEI: “PENA DI MORTE PER I GAY”
Il Sultanato del Brunei ha deciso ufficialmente che dal prossimo 3 aprile tutti i gay, le lesbiche e financo gli adulteri se colti in flagranza potranno subire la pena di morte per lapidazione e frustate: nel 2019 uno dei piccoli stati islamici, situato nell’Isola del Bormeo, introduce pene severissime e “fuori dal tempo” ritornando indietro di secoli e riportando in auge anche la “legge del taglione” (come del resto esistente anche in altri Paesi mediorientali e africani a maggioranza musulmana). Dalla prossima settimana la popolazione del regno di Haji Hassanal Bolkiah sarà soggetta ad una serie di “leggi draconiane” già motivo di scandalo nella Comunità Internazionale (che rimarrà inerme, of course): ricordiamo come il Brunei, che negli ultimi anni ha adottato una forma più conservatrice di Islam, aveva annunciato nel 2014 l’introduzione della sharia, ovvero il sistema legale islamico che impone severe pene corporali. La nuova legge si applicherà solo ai musulmani che di fatto costituiscono circa i due terzi della popolazione del Brunei.
LEGGI DISUMANE NEL PICCOLO STATO ISLAMICO
Per tutti gli omosessuali e gli adulteri, dal 3 aprile, è pronta la lapidazione come condanna capitale mentre tutta una serie di nuove leggi introdurrà l’amputazione di una mano o di un piede se colti in reato di furto. Il sultano del Brunei è uno degli uomini più ricchi al mondo con un patrimonio da oltre 20 miliardi di dollari e siede ininterrottamente al trono dal 1967, festeggiando nel 2016 i suoi 70 anni nello sfarzo più incredibile: ebbene, mezzo mondo fa affari con il piccolo sultanato Brunei ma di fronte all’introduzione della sharia e ora della pena di morte per chi non la pensa come il potere nessuno finora si è ancora “mosso”. Amnesty International ha esortato il Brunei a «Fermare immediatamente l’attuazione delle nuove sanzioni, profondamente sbagliate: alcune di queste non dovrebbero nemmeno essere considerati reati, compresi i rapporti consensuali tra adulti dello stesso sesso».