Discriminazione religiosa nella stanza delle esecuzioni. Patrick Murphy, appartenente alla banda criminale nota come “The Texas Seven” che nel 2000 uccise un poliziotto, è scampato per due ore alla sua esecuzione. Condannato a morte, stava venendo condotto nella stanza dove si procede all’esecuzione, ma ha chiesto che fosse presente un sacerdote buddista come sua ultima richiesta. L’uomo si è infatti convertito al buddismo una decina di anni fa, nel braccio della morte. Il problema è che la legge del Texas, dove l’uomo è detenuto, consente la presenza nella camera della morte solo a sacerdoti cristiani o musulmani. I buddisti non rientrano nel radar della legge texana, così l’esecuzione è stata sospesa grazie al parere del giudice Brett Kavanaugh della Corte suprema: “Come questa Corte ha affermato ripetutamente, la discriminazione contro le persone religiose, le organizzazioni religiose viola la Costituzione”.
DISCRIMINAZIONE RELIGIOSA
Forse è ora che il Texas si renda conto che al mondo esistono anche i buddisti e non solo cristiani e musulmani. Qualunque sia il credo religioso di un condannato a morte è obbligatorio che venga resa possibile la presenza di un rappresentante di quel credo, non solo i cristiani e i musulmani perché dal punto di vista numerico sono tanti. Patrick Murphy, 57 anni, faceva parte di un gruppo di carcerati evasi una ventina di anni fa che commisero diverse rapine e uccisero un poliziotto nel 2000. Furono tutti arrestati un mese dopo: quattro di loro sono già stati giustiziati, uno di loro si uccise quando la polizia li stava catturando e con Murphy ne è rimasto solo un altro nel braccio della morte. La richiesta della presenza di un rappresentante buddista era stata fatta mesi fa, ma era stata respinta dai giudici locali. E’ stata la Corte suprema ad accoglierla due ore prima dell’esecuzione. Per il giudice Kavanaugh le soluzioni sono due: permettere la presenza di qualunque rappresentante religioso o non permetterne nessuno.