“Siamo un partito che s’è sempre rinnovato ma continuano a darci del vecchio. Storie tutte infondate, anche se qualcuno che s’è assunto la responsabilità del governo regionale continua a insistere in questa direzione. Abbiamo avuto pazienza sino adesso. Credo che sia il momento di far finire questa pazienza”.
Lo afferma il presidente di Forza Italia, Silvio Berlusconi, concludendo i lavori dell’assemblea degli eletti azzurri, riferendosi implicitamente al dissenso di Giovanni Toti. Come con Fini, come con Alfano, è Berlusconi a prendere l’iniziativa, preferendo rompere pur di non farsi logorare.
Non bastavano i malumori all’interno di Forza Italia. Silvio Berlusconi deve fare i conti anche con le pessime notizie che arrivano dagli ultimi sondaggi. Due rilevazioni in particolare ne hanno rovinato l’umore, come riporta Il Tempo: il sondaggio di Index e quello prodotto dall’Europarlamento. I numeri che fotografano il partito del Cav sono impietosi: Forza Italia non va oltre la soglia psicologica del 10%, piazzandosi tra il 9,1% e il 9,5%.
Con Forza Italia sotto quella fatidica soglia, rischia di crollare tutta la strategia di Berlusconi per tenere insieme i pezzi del centrodestra ribadendo la indispensabilità del suo partito e delle sue televisioni. Il rischio, sempre più concreto, è di farsi divorare dalla Lega, con Matteo Salvini che aspetta il momento di maggior debolezza di Forza Italia per aprire le porte ai dissidenti azzurri. A quel punto l’emorragia di voti sarebbe impossibile da fermare.
Tajani, ultimo delfino di turno, dal canto suo si affida ai giochi di parole: “Toti? Preferisce non esserci, è una scelta sua. Non mi risulta che qualcuno stia salendo sul Carroccio. Quelli scesi da Forza Italia, in questi 25 anni, non hanno avuto fortuna. Noi non siamo sovranisti ma liberali, cristiani e riformisti. Semmai siamo sovranisti europei”. Una frase senza significato, appunto, per celare le difficoltà ed il vuoto di consensi.
La paura di non farcela, di non riempire non tanto i posti a sedere, quanto le urne, si vede nel volto teso di Antonio Tajani, organizzatore e grande cerimoniere della giornata, si avverte nei discorsi dei partecipanti, si percepisce negli interventi dal palco, troppo ostentatamente orientati all’ottimismo e all’orgoglio. L’eurodeputata veneta e capogruppo al Parlamento europeo, Elisabetta Gardini, come Toti non era a Roma ma polemicamente a Verona con il popolo del family day. Vuole prendere le distanze da una Forza Italia che sale sulle navi dei migranti, con la Prestigiacomo, che si schiera contro l’autonomia, e qui fa chiaramente il nome della Carfagna, che è pronta ad andare a Verona ma poi fa marcia indietro perché in Europa dicono che è “contro i valori europei”, e qui ancora una volta il colpevole è Tajani. E invece lei rivendica di stare dalla parte delle partite Iva, di stare coi valori della famiglia che sono “quelli di Forza Italia”. E invece oggi Forza Italia è un partito che Tajani sta portando – parole di Gardini – verso la distruzione, mentendo spudoratamente, continuamente, in ossequio ai media mainstream.
E le accuse sono ben circostanziate: “è una palla clamorosa che lui sia il candidato alla presidenza de parlamento europeo del Ppe”, dice Gardini a Carlo Tarallo de La Verità, forse è per questo che non vuole che parli con Berlusconi”.
Silvio biascica in pubblico, si commuove persino, poi con amarezza constata che i suoi delfini potenziali sono al massimo delle sardine litigiose. E soffre pensando a Salvini che gode. E che gli porta via la vittoria nel derby del centrodestra. Sic transit gloria mundi.