Tony Colombo e Tina Rispoli sotto i riflettori dopo il matrimonio che ha bloccato gran parte di Napoli. Seconde nozze per la Rispoli, sposatasi in precedenza con il boss degli Scissionisti Gaetano Marino, defunto il 23 agosto del 2012. Come riporta Stylo 24, il giorno dopo le nozze della vedova è spuntato sui social un messaggio postato da un parente del boss defunto e, nonostante il matrimonio non sia nominato apertamente, non sembrano esserci dubbi sul riferimento: «Quando una persona si ama, si rispetta sempre». Il portale evidenzia che i toni dello scritto sono pacati e ha contenuti riflessivi, ma non mancano segnali velati: «Un uomo che non sta con la famiglia non è un vero uomo». Perché quel messaggio? Stylo 24 aggiunge la testimonianza di un investigatore: «la relazione tra il cantante e la vedova di Marino, in alcuni ambienti di Secondigliano, soprattutto in quelli in cui orbitava il defunto ras delle Case Celesti, non sarebbe stata vista di buon occhio, né mai accettata. Relazione considerata come una sorta di “mancanza di rispetto nei confronti di Gaetano Marino”». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
IL PRIMO MARITO DI TINA RISPOLI, NEO SPOSA DI TONY COLOMBO
Il primo marito di Tina Rispoli è Gaetano Marino, boss della camorra morto nel 2012 dopo un agguato. I due hanno avuto tre figli, ma l’attuale moglie di Tony Colombo assicura di non essersi mai accorta delle attività illecite del suo primo marito. Sul suo conto, ha raccontato in un’intervista concessa a Il Mattino, non ha avuto mai neanche un dubbio, “almeno fino a quando è morto ammazzato e ho iniziato a sentir ripetere quella parola: boss, boss, boss. Pensavo – ha aggiunto la Rispoli – di averla dimenticata, adesso, invece, è tornata”. Oggi, però, ci tiene a prendere ancora una volta le distanze da quel mondo: “Devo difendere i miei figli, che sono meravigliosi, Tony, ma anche i nostri fan da questa valanga di insulti gratuiti. Non è giusto – ha aggiunto la neo sposa – che io debba pagare le colpe del mio ex marito: io con la camorra non ho niente a che fare”.
Gaetano Marino chi è? La morte nell’agosto del 2012
Gaetano Marino è il boss della camorra ucciso nell’agosto del 2012 mentre si trovava in vacanza con la sua famiglia. Considerato come il capo degli scissionisti di Scampia e soprannominato “o moncherino” poiché gli mancava un arto, è stato raggiunto da una serie di colpi di proiettile in prossimità di uno stabilimento balneare. A ferirlo a morte, si legge sul Corriere della Sera, uno, forse due killer, non legati, probabilmente, alla località balneare del sud Pontino. Il boss sarebbe stato raggiunto da sette proiettili, anche se dai rilievi sul luogo del delitto gli inquirenti hanno trovato circa 15 bossoli. I sicari, probabilmente provenienti da Napoli, si sarebbero poi allontanati su una Fiat Punto di colore grigio, lasciando illesa la persona che si trovava con lui in quei momenti.
Le parole di Roberto Saviano su gaetano Marino
Qualche mese prima che un agguato lo uccidesse, di Gaetano Marino si era occupato anche Roberto Saviano, che ha sollevato una polemica a causa della sua partecipazione a uno show televisivo in cui sua figlia era una delle concorrenti. “Gaetano è fratello di Gennaro Marino, promotore militare della faida (con i Di Lauro, ndr) – ha detto il popolare scrittore – Sono detti i ‘McKay’ perché il padre Crescenzo (ucciso dai Di Lauro come vendetta) somigliava a un vecchio personaggio di una serie televisiva western”. Saviano, si legge sul Corriere della Sera, ha poi parlato del boss: “Non può mangiare da solo, non può cucinare, non può aprire le porte, non può nemmeno bere da solo”, precisando le cause che avrebbero causato l’amputazione degli arti: “Perse entrambe le mani per lo scoppio di un ordigno. Guerra di camorra con i Ruocco, anni ’90, si voleva fargli saltare la villa e una bomba gli esplose in mano. Questa è una delle versioni. Altri – ha aggiunto – dicono che perse le mani perché stava lanciando una bomba a mano esplosa prima del tempo. Gaetano Marino è stato per la camorra una sorta di ambasciatore dei sodalizi di Secondigliano con la mafia albanese, come dimostrato dall’inchiesta del Gico di Bari dell’ottobre 2010”.