Chi l’ha visto? torna a indagare sul delitto di Stefano Leo, ucciso da Said Mechaquat perché “felice”, come motivato dallo stesso killer di fronte alle forze dell’ordine. L’inviata del programma condotto da Federica Sciarelli ha intervistato la ex datrice di lavoro dell’uomo, che ha spiegato di aver fatto diverse denunce in passato: «Ho vissuto nel terrore di Said per diversi mesi. Come ho detto alle forze dell’ordine diverse volte, da un paio di anni a questa parte, da due anni e mezzo a questa parte, ha iniziato ad avere atteggiamenti aggressivi, minacciosi sia nei nostri confronti che nei confronti dei colleghi. Quante denunce ho fatto? Personalmente ho fatto una denuncia: ho fatto richiesta di avere tutte le querele, quelle in originale le ho date all’avvocato perché abbiamo fatto denuncia sia alla Polizia che alla Procura. Parecchie denunce, l’ultima poco prima del delitto». Un killer che poteva essere fermato prima, con il dubbio che anche altre persone potrebbero aver avuto a che fare con lui… (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
IPOTESI PERIZIA PSICHIATRICA PER SAID MECHAQUAT
Said Mechaquat si è avvalso della facoltà di non rispondere nell’interrogatorio di garanzia. Dopo la confessione choc sull’omicidio di Stefano Leo, si è trincerato nel suo silenzio. Ma i genitori vogliono risposte: «Cosa dico ai miei figli? Come racconto questa follia?», ha dichiarato il padre della vittima, che ha altri due figli, entrambi minorenni. Lo riporta “La Vita in Diretta”, che ha sentito anche Silvia, un’amica di Stefano Leo. «Era felice, spensierato, sereno. Noi l’abbiamo vissuto così. Portava allegria in negozio, la sua luce». Con lei un’altra amica che ha partecipato ad una cena la settimana prima della sua morte, di cui sono state trasmesse alcune immagini. «Quella cena risale alla settimana prima, eravamo tutti lì a cantare come dei ragazzini, senza pensieri. Eravamo felici, io lo voglio ricordare così, perché quello era il vero Stefano». Invece l’avvocato di Said Mechaquat, secondo quanto riportato dal programma, nei prossimi giorni potrebbe chiedere una perizia psichiatrica. (agg. di Silvana Palazzo)
STEFANO LEO, UCCISO PER SCAMBIO DI PERSONA?
Quando il caso di Stefano Leo sembrava ormai essersi “archiviato” con la confessione choc del killer Said Mechaquat (27enne di origine marocchina ma cittadino italiano), spunta una possibile nuova pista, un possibile nuovo movente dietro l’orrendo e assurdo omicidio ai Murazzi del Po di Torino, lo scorso 23 febbraio. Si chiama Fabio M. ed è il nuovo compagno della donna con la quale Said non solo è stato per diversi anni ma dalla quale ha avuto quel figlio per cui – dice nell’interrogatorio – «è due anni che non me lo fa vedere». Ebbene, quel Fabio avrebbe una somiglianza piuttosto decisa con Stefano Leo e potrebbe dunque esserci uno scambio di persona all’origine di tutto, come riporta la Procura di Torino in queste ultime ore: «aveva minacciato che un giorno o l’altro gli avrebbe tagliato la gola» racconta Nicola, il padre di Fabio, ai colleghi di Repubblica Torino. Non solo, «La barba, il sorriso, a parte gli orecchini e il colore degli occhi si assomigliano come due gocce d’acqua. Quell’uomo voleva sgozzare mio figlio, non quel povero ragazzo. Said e Fabio si conoscono, hanno litigato spesso perché mio figlio difendeva la sua compagna con cui vive da diversi anni. Ma forse Said si è confuso, non lo so».
RAZZISMO O SCAMBIO DI PERSONA?
Secondo il Procuratore di Torino Paolo Borgna queste parole possono cambiare il quadro accusatorio e lo stesso movente ma al momento è troppo presto per considerare fasulla la confessione resa da Said nei giorni scorsi: «L’indagine è ancora densa di sviluppi, sia sul fatto, sia sul movente. Però oggi abbiamo una confessione, che non è più la regina delle prove, però è comunque una prova importante, corroborata da alcuni elementi molto significativi». Si passerebbe così dal razzismo al contrario – «Volevo ammazzare un italiano felice, così l’ho colpito col coltello» come detto da Said nell’interrogatorio – ad un “semplice” scambio di persona per vendetta personale. In entrambi i moventi c’è molto ancora che non quadra e che non convince appieno rispetto agli elementi finora raccolti: «Non vi sembra che il mio compagno e Stefano Leo si assomiglino tantissimo?», aveva aggiunto l’ex fidanzata del killer nonché mamma del figlio. In una intervista a Sky Tg24 ancora il Procuratore di Torino aggiunge «Ci basta per tenere quella persona in galera, ma sul movente stiamo ancora lavorando. Non ci acquietiamo della verità che c’è stata detta dal confesso». Da ultimo, a mettere ancora più in crisi l’impianto accusatorio, ci pensa l’avvocato del marocchino ora in carcere dopo il delitto dei Murazzi «non è mancino ma dice di aver colpito Stefano Leo con la mano sinistra. Ci sono troppe incongruenze e potremmo trovarci di fronte ad un mitomane», spiega l’avvocato Basilio Foti a Radio Capital questa mattina.