Le Iene tornando ad occuparsi del caso di Marco Vannini, il 20enne di Ladispoli rimasto ucciso il 17 maggio del 2015 mentre si trovava a casa della fidanzata Martina Ciontoli. Nei momenti concitati seguiti al colpo di pistola esploso dall’arma di antonio Ciontoli, si può sentire il lamento straziante di Marco. Durante la telefonata di richiesta d’aiuto al 118 si può udire la giovane vittima urlare qualcosa come “scusa Massi”. Ma chi era Massi? Ed era lui che Marco chiamava o invece, come sostengono i vicini, chiedeva “scusa Marti” rivolgendosi alla sua fidanzata? Le Iene hanno deciso di intervistare uno dei due possibili destinatari di quella invocazione disperata: Massi, ovvero il datore di lavoro di Marco. Giulio Golia si è recato ad incontrarlo e si è fatto leggere l’ultima chat Whatsapp con il 20enne di Ladispoli.
MARCO VANNINI, IL MISTERO DEI 100 EURO
Il datore di lavoro di Marco non ha mai cancellato quella chat: “Il rapporto tra noi era sulla fiducia, era uno di casa. Storia strana, assurda. L’ho conosciuto nel 2013: serio, buono, educato, disponibile, una bellissima persona”. I due si mettono d’accordo per gli orari di lavoro del weekend: Marco lavora con entusiasmo e per quei due giorni di lavoro riceve 100 euro. Ma quei soldi spariscono nel nulla, non sono mai stati ritrovati. Ma non sono solo i soldi a mancare, bensì una maglietta blu con la scritta “Mallorca”: che fine ha fatto? Nuovo quesito: perché avrebbe dovuto chiedere scusa a Massi? “Non c’era assolutamente nessun motivo”, specifica il datore di lavoro. Del suo titolare, insomma, Marco si fidava eccome. Lo si evince da un aneddoto straziante: durante il trasporto in ambulanza, al medico che si rivolgeva al collega sanitario di nome “Massi”, il povero Marco tentava di liberarsi della maschera d’ossigeno, quasi a chiedere aiuto, invocando proprio quel nome, “Massi, Massi”.