L’8 aprile 2019 rimarrà una data fondamentale nella lunga e lugubre vicenda legata alla morte di Stefano Cucchi: prima con una lettera del Generale Nistri dei Carabinieri (che afferma come l’Arma si costituirà parte civile nel processo) e poi in aula al processo bis con la deposizione del teste chiave (indagato anch’esso) Francesco Tedesco la verità è iniziata, 10 anni dopo, ad emergere. Schiaffi e calci in faccia ripetuti per essersi rifiutato di fare il fotosegnalamento, minacce, spintoni e botte continue fino a ridurlo praticamente in fin di vita: così il super teste ha raccontato come i suoi colleghi hanno preso a calci in faccia quando già Stefano era a terra la notte dell’arresto a Rebibbia. Ebbene, il giorno dopo è ovviamente materia di reazione, commento, giudizio e presa di posizione della politica, quella stessa che per anni ha dato “poco credito” alle invettive della sorella di Stefano, Ilaria Cucchi, che ha sempre sostenuto come la verità non fosse mai emersa. Fino a ieri: «Il ministero della Difesa è favorevole a costituirsi parte civile nel processo per la morte di Stefano Cucchi» l’ha detto il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte precisando di parlare a nome del Governo.
PROCESSO CUCCHI, LE REAZIONI DI SALVINI E DI MAIO
Nei due vicepremier invece la reazione è opposta, come del resto mantenuto “storicamente” sulla vicenda Cucchi: per il Ministro del Lavoro Luigi Di Maio, è un post su Facebook molto lungo il luogo per esprimere la sua posizione e commento in merito a quanto avvenuto ieri al processo bis contro i 5 carabinieri imputati. «Chi si macchiò, direttamente e indirettamente, del decesso di Stefano pagherà. Mi auguro il più presto possibile. Ma non si faccia facile polemica, non si faccia di tutta l’erba un fascio». Per il leader M5s, i Carabinieri di cui andare fieri «sono quelli del soccorso al bus pieno di bambini a San Donato Milanese, sono quelli che quotidianamente rischiano la propria vita per combattere le mafie, sono quelli che insieme a noi credono nel futuro di questo Paese. […] La lettera, umana e autorevole,del Comandante Generale dell’Arma, Giovanni Nistri, proprio a Ilaria Cucchi rappresenta a mio avviso una condotta esemplare da parte di un vero uomo delle istituzioni, che non ha mai cercato consensi, né notorietà. Un messaggio, il suo, che è ben lungi dal poter essere interpretato come un’Arma “contro” i Carabinieri e che io, invece, considero un grande passo avanti dello Stato». Diversa invece la linea dell’altro vicepremier Salvini che si limita ad un breve commento, anche se efficace «Chi sbaglia paga, anche se indossa una divisa ma non accetto che l’errore di pochi comporti accuse o sospetti su tutti coloro che ci difendono: sempre dalla parte delle Forze dell’Ordine». Storicamente il Ministro degli Interni non ha mai avuto particolari “simpatie” per Ilaria Cucchi, fino ad arrivare all’oggettivamente imbarazzante risposta alla Zanzara di Cruciani nel 2016 che oggi inevitabilmente riviene citata sui social e media: «la sorella di Cucchi mi fa schifo, si dovrebbe vergognare per quanto mi riguarda.Difficile pensare che ci siano stati carabinieri che pestarono quello lì per il gusto di pestare». Oggi è invece cambiato tutto.