Dopo le dimissioni del presidente Bouteflika – a seguito di mesi di costante battaglia dei giovani anti-regime con manifestazioni in piazza ogni weekend – sembrava che un inizio di “vento” potesse cambiare nel paese nordafricano alle prese con una stagnazione economica e una crisi sociale non da poco: la nomina a sorpresa del presidente del Senato Abdelkader Bensalah a Presidente ad interim ha invece riacceso la protesta con la piazza del tutto contraria alla scelta del regime militare di affidare il Paese al 77enne Presidente del Consiglio della Nazione (la camera più alta, per l’appunto il “Senato algerino”) dopo l’addio per motivi di salute (e per la mancanza di fiducia ormai da parte dei vertici militari) dell’ex leader Abdelaziz Bouteflika. Bensalah viene visto come un altro “uomo del regime”, con cariche ricoperte un po’ dovunque durante il ventennio al potere di Bouteflika: sarà però lui a dovere organizzare le elezioni presidenziali entro i prossimi 90 giorni. Il timore della piazza è che il voto resti però “controllato” dal Governo rendendo assai più difficile quella fase di cambiamento tanto agognato dai giovani e da larghe fette della popolazione.
STUDENTI IN PIAZZA IN ALGERIA: “BASTA REGIME”
«Bensalah vattene, vogliamo la fine del regime» urlano in piazza gli studenti algerini dopo che il Governo ha nominato il nuovo Presidente ad interim che gli stessi non scordano essere stato uno dei maggiori sostenitori della candidatura al quinto mandato di Bouteflika (mai avvenuto proprio per la sollevazione popolare che ha portato alle definitive dimissioni lo scorso 2 aprile). Uomo del regime, membro di lunga data del Rally democratico nazionale (RND) dell’ex primo ministro Ahmed Ouyahia, nonché principale alleato del Fronte di liberazione nazionale (FLN) ovvero il partito dell’ex presidente Bouteflika. Nella capitale Algeri la polizia ha sparato gas lacrimogeni per provare a disperdere le manifestazioni contro la nomina di Bensalah ma l’impressione è che non cambierà nulla perlomeno verso le prossime elezioni: il grosso timore è che il regime possa tentare di mettere fuori gioco i candidati che intendono opporsi al potere stantio e perdurante in questi ultimi 20 anni. La comunità internazionale dovrà accendere i riflettori per evitare nuove tensioni come già si assistono nella vicina Libia.