Partito Democratico nel mirino dopo l’assoluzione dell’ex sindaco di Roma Ignazio Marino sul caso scontrini, prende parola l’ex presidente dem Matteo Orfini. In un lungo post su Facebook ha spiegato: «Ieri Marino è stato assolto per la vicenda degli scontrini. Alcuni, compreso qualche dirigente del Pd, mi chiedono di scusarmi per la scelta di sfiduciarlo. Ovviamente non credo di doverlo fare, perché quella scelta l’ho assunta spiegando fin dal primo momento che non era legata all’inchiesta. Marino non era adeguato a quel ruolo, stava amministrando male Roma, la città era un disastro. Provai per un anno ad aiutarlo, troverete decine di dichiarazioni dell’ex sindaco che lo riconosceva».
Prosegue Matteo Orfini: «Difesi l’indifendibile, compresa la scelta di rimanere in vacanza in alcuni dei momenti più delicati della vita della città. Misi me stesso a sua protezione per più di un anno, rispondendo personalmente di ogni problema della città. Andai nei luoghi dove nessuno di quella giunta osava andare perché si prendevano fischi e insulti. Li presi io per lui e per loro. E presi anche le minacce dei mafiosi di Ostia, della cui esistenza prima del mio arrivo (e di quello di Sabella e Esposito) nessuno si era accorto. Non bastò perché errori e atteggiamento del sindaco non cambiarono. E Roma ne pagava le conseguenze. È semplice sfiduciare un tuo sindaco? No. Ma vi pongo io una domanda: per Roma, per i romani, sarebbe un bene o un male se oggi il M5s sfiduciasse la Raggi? Io credo sarebbe un bene. Certo pagherebbero un prezzo altissimo, ma farlo significherebbe anteporre l’interesse generale a quello di parte. È quello che facemmo noi allora. Perché un partito serio fa così. Interrompe una agonia dannosa, paga il prezzo che deve pagare e comincia a ricostruire». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
IL COMMENTO DI NICOLA ZINGARETTI
Ignazio Marino assolto in Cassazione sul caso scontrino: esulta l’ex sindaco di Roma dopo anni di battaglie di un aula. E dal Partito Democratico arriva l’autorevole commento del neo segretario Nicola Zingaretti, ecco le sue parole riportate da Aska News: «Sono davvero contento per l’assoluzione di Ignazio Marino. Il tempo è galantuomo e con questa sentenza definitiva della Cassazione, si chiude la sua vicenda giudiziaria riconoscendogli la giusta correttezza dell’ azione di governo di Marino a cui mando un abbraccio affettuoso». Queste, invece, le parole dell’avvocato Enzo Musco a Il Messaggero: «Giustizia è stata fatta. Sono contento che il procuratore generale abbia integralmente sposato la nostra tesi difensiva ed abbia ricordato a noi tutti l’autonomia della valutazione giuridica. Il che vuol dire che il giustizialismo politico deve rimanere fuori dalle aule dei tribunali». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
“HANNO VINTO VERITA’ E GIUSTIZIA”
Ignazio Marino assolto: l’ex sindaco di Roma ha commentato con soddisfazione la sentenza della Cassazione, che ha annullato la condanna a due anni di reclusione per l’accusa di peculato e falso per il caso degli scontrini. «Hanno vinto la verità e la giustizia. Era ora», ha dichiarato, come riportato da Il Messaggero. Ma per Marino la sentenza della Cassazione non cancella quanto accaduto nel 2015, con la «cacciata di un sindaco democraticamente eletto e di un’intera giunta impegnati senza fare compromessi per portare la legalità e il cambiamento nella Capitale d’Italia». L’ex sindaco di Roma ritiene che questa sia «una ferita per la democrazia che non si rimargina». Marino si lascia andare a considerazioni personali, perché «per le valutazioni politiche e le responsabilità individuali ci sarà tempo, domani». Quindi è tornato su quelle accuse «infondate e infamanti» per ribadire quanto ha sempre sostenuto. «Non ho mai utilizzato denaro pubblico per finalità private». E questo è chiaro a tutti, «anche a coloro che mi hanno infangato provocando dolore e imbarazzo a me e alla mia famiglia». (agg. di Silvana Palazzo)
CASSAZIONE: “IL FATTO NON SUSSISTE”
È stata annullata senza rinvio la condanna a due anni di carcere nei confronti di Ignazio Marino. Lo ha deciso la Cassazione, spiegando che «il fatto non sussiste». L’ex sindaco di Roma, assolto in primo grado e condannato in appello, era accusato di peculato e falso nella vicenda degli “scontrini” delle cene di rappresentanza quando era appunto sindaco della capitale. Questa vicenda lo portò alle dimissioni l’8 ottobre 2015 sotto la pressione degli stessi alleati. Pd e Sel, i partiti che lo sostenevano in Campidoglio, gli diedero una sorta di ultimatum: avrebbe dovuto farsi da parte o lo avrebbero sfiduciato nell’Assemblea capitolina. Lo stillicidio proseguì con una riunione di giunta in cui Ignazio Marino apparve solo, con le dimissioni rassegnate da tre assessori nominati in estate, come ultimo tentativo del Pd per raddrizzare la vicenda che si era fatta sempre più “storta” giorno dopo giorno. (agg. di Silvana Palazzo)
IGNAZIO MARINO, CHIESTA ASSOLUZIONE
Ignazio Marino va assolto dall’accusa di peculato e falso per la vicenda degli “scontrini” e delle cosiddette “spese pazze”. Come riportato dall’Ansa, lo ha chiesto davanti alla VI sezione il sostituto procuratore generale della Cassazione, Mariella De Masellis, secondo cui “il fatto non sussiste”. L’ex sindaco di Roma era stato assolto in primo grado, mentre in Appello nel gennaio 2018 era stato condannato a due anni di reclusione. In serata è atteso il verdetto. Dunque, secondo il pg della Suprema Corte la sentenza di secondo grado va annullata senza rinvio. Oggetto del procedimento erano una cinquantina di cene pagate attraverso l’uso della carta di credito che gli fu rilasciata durante il suo mandato dall’amministrazione capitolina. Invece anche nel secondo grado di giudizio era stata confermata l’assoluzione per l’accusa di truffa per le consulenze della Onlus Imagine.
CASO SCONTRINI: OGGI SENTENZA CASSAZIONE
Per i giudici d’Appello, che avevano ribaltato la sentenza di assoluzione emessa in primo grado, Ignazio Marino avrebbe usato il conto del Campidoglio per pagare cene ad amici e parenti, per un totale di oltre 13mila euro. Invece fu assolto dall’accusa di truffa riguardante i presunti pagamenti irregolari a un dipendente della sua Onlus Imagine. L’accusa, che aveva chiesto la condanna a due anni e sei mesi, sostenne che «26 delle 54 cene avvennero in giorni festivi o prefestivi», in momenti considerati quindi «liberi da impegni istituzionali». L’ex sindaco di Roma la definì una sentenza incomprensibile e annunciò il ricorso in Cassazione, che si pronuncerà oggi. «Sono amareggiato anche se tranquillo con la mia coscienza perché so di non aver mai speso un euro pubblico per fini privati. Con lo studio Musco continuerò la mia battaglia per la verità e la giustizia in Cassazione», spiegò Marino. «La sentenza di condanna del Prof. Marino appare priva di qualsiasi fondamento razionale e giuridico», dichiarò l’avvocato Enzo Musco, come riportato dall’Agenzia Dire.