Si percepisce tutto l’amore provato da Jack Savoretti nei confronti della moglie Gemma: basta sentire come parla il cantante a Silvia Toffanin della loro storia lunga 12 anni:”Noi eravamo stati insieme ma poi c’eravamo lasciati, e ho scoperto che non riuscivo a vedere il futuro senza di lei. Lei era arrabbiata con me. L’ho supplicata, le ho dato un appuntamento tra una settimana ad un museo:”Io sarò lì ad aspettarti”. Lei era a cena con un altro e mi fece capire che si stava sistemando. Lei arrivò, io in quei giorni comprai un anello. Per due ore mi ha sgridato: ci siamo messi a parlare e ce ne siamo andati camminando. Io non riuscivo più ad aprire bocca, lei ha preso la scatola, l’ha aperta ed ha detto di sì. E’ stato meglio di un film”. (agg. di Dario D’angelo)
Jack Savoretti parla della figlia
Jack Savoretti ospite a Verissimo si racconta a Silvio Toffanin. Si parla tanto della figlia di 7 anni:”Da quando sono diventato padre piango sempre. Ho sentito una conversazione con una sua amichetta dove questa le chiedeva cosa facevo di lavoro io. Lei ha risposto:”Non so di preciso, so che va a cantare le sue canzoni in giro per il mondo a degli sconosciuti. C’ho pensato e ho capito che aveva ragione”. Si parla anche della sua di infanzia:”Io volevo fare il calciatore, mi piaceva Totò Schillaci. Mio nonno Giovanni era partigiano, era una persona meravigliosa, molto particolare, intelligente, aveva un curriculum assurdo, era il capo dei partigiani a 21 anni. Ha convinto un generale tedesco a liberare la Liguria ancora prima che arrivassero gli alleati, sono molto orgoglioso di chiamarmi Savoretti. I miei genitori? Mi hanno insegnato a fallire, mi hanno lasciato fallire. Quando io ho fallito mi hanno lasciato fare: a scuola, nella vita. Quando a 17 anni ho detto a mio padre che volevo fare il cantautore lui mi ha guardato negli occhi e mi ha detto:’Good luck!’. Il mio consiglio ai miei figli è quello di fallire il prima possibile perché così si trova presto la propria strada”. (agg. di Dario D’angelo)
Jack Savoretti a Verissimo
Singing to Strangers, il nuovo album di Jack Savoretti, racconta “la battaglia tra l’amore e il dovere”. Questa la definizione più appropriata rispetto alle 15 tracce che lo compongono, data dallo stesso autore nella presentazione del disco. Oggi il suo “tour di interviste” fa tappa a Verissimo, dove proverà a raccontare il suo percorso di crescita. “Da giovane segui le passioni”, spiega Savoretti a Romasette, “cerchi cosa vuoi fare ma non cosa devi fare. A una certa età capisci che ci sono delle responsabilità, legate anche alle persone che ami, e i figli sono l’esempio di questo. Non avevo mai pensato che l’amore fosse una questione di responsabilità e, stranamente, mi piace ancor di più proprio per questo, non vivo le responsabilità che vengono con l’amore come un peso, ma mi sento appagato”. Parola di padre: con Jemma Powell, l’attrice di Alice in Wonderland, ha avuto due figli, Connie e Winter.
Jack Savoretti canta Luigi Tenco
Quello di Jack Savoretti è stato anche un lavoro di ricerca. Prima di diventare quello che è, ha studiato molto sui testi degli artisti “d’epoca”. Non solo Bob Dylan (anche se l’accostamento viene spontaneo), ma anche i grandi cantautori italiani. “Nella special edition c’è una cover di Luigi Tenco, Vedrai, vedrai, registrata alla Fenice di Venezia. Ma scrivere in italiano non mi viene. Cioè, sarebbe facile scrivere canzoni banali, ma per scrivere capolavori come Anna e Marco, La donna cannone o Dio è morto ci vuole una grande padronanza che io non sento di avere. Ma chissà, magari un giorno… Però cantare in italiano mi piace molto: Battisti, Tenco, li adoro”. A suo dire, gli artisti di oggi hanno perso un po’ di eleganza. E non si tratta solo di look: Savoretti parla di certi comportamenti poco carini tenuti nei confronti dei fan. “È una questione di rispetto del pubblico. Anche io sono stato vittima di questo all’inizio. Poi, dopo 12 anni di live, ho capito che il pubblico va rispettato anche nel modo di presentarsi, che non è solo una questione di abito da sera ma proprio di atteggiamento“.
L'”europeo” Jack Savoretti
Per Jack Savoretti, l’identità europea è importante: “Io ho sangue tedesco, ebreo, italiano, inglese, austriaco e posso dire al cento per cento che non c’è in Europa un Paese che provi rabbia per quello che è successo negli ultimi cento anni e credo che questa non sia una cosa da prendere alla leggera ma di cui essere fieri. Da qui partire per capire cos’è il progetto europeo, che non è solo una questione economica o burocratica, ma è cercare la nostra identità. Dovremmo essere molto più aperti e molto più fieri e non rinchiuderci neanche nei nostri Paesi, ma talvolta nelle nostre regioni. Questo rinchiudersi invece che aprirsi mi stupisce. Abbiamo bisogno di persone che uniscano“. E la musica – si è visto – è un ottimo ponte di dialogo.