La regista Cinzia TH Torrini ha messo a nudo ciò che oggi è, di fatto, l’Unione europea: un genere letterario. La letteratura sostanzia larga parte della produzione filmica, da decenni a questa parte. Quindi, i video che la regista fiorentina, molto apprezzata dal pubblico grazie a serie tv come Elisa di Rivombrosa e Un’altra vita, ha creato in vista delle prossime elezioni europee sono in linea con ciò che oggi è l’Ue.
La regista ha scelto di rivisitare pezzi classici del cinema, dalla Banda degli onesti, di Monicelli, con l’indimenticabile Totò, agli Zombie, senza trascurare Animal House e Romeo e Giulietta. Operazione degna di attenzione, perché rivela i tratti attuali della percezione dell’Ue, da parte di chi lavora con la creatività narrativa, lo fa attraverso le immagini, e può, così, meglio individuare la cosa stessa: l’Europa è un film.
La Torrini insiste sul dato autobiografico: ciò che oggi è l’Europa, per me e quelli della mia generazione, era un sogno. Vediamo, allora, il contenuto di questo sogno.
Il video tratto dalla Banda degli onesti, che vede un improbabile Totò, interpretato da un attore, che fa quello che può (Totò è inarrivabile e, appunto, inimitabile), si svolge in un bar, in cui capita casualmente un avventore giovane, che vede il Totò impegnato a biascicare critiche sull’Europa che “succhia” soldi dalle tasche degli italiani. Il tormentone si fa domanda: “L’Europa che fa?”. Al tormentone si contrappone la domanda del giovanotto ben informato: “Che c’entra l’Europa?”. Morale della favola, pardon, della clip: l’Europa ci costa meno di un caffè al giorno. E così il giovane può proclamare con gioia solenne: “E allora io pago”. Perché chi non ci starebbe a pagare meno di un caffè al giorno una formidabile conquista come l’Unione europea?
Il video con lo zombie traballante e salvato dal solito giovanotto volenteroso, l’attore scelto dalla regista, è un trionfo di apologetica sociale. Sul lettino del Pronto soccorso, lo zombie lascia cadere il portafogli, ma prima vuole pagare le cure. Ecco allora che il giovane, che si china a raccogliere il portafogli, vede la tessera sanitaria ed esclama: “Ma è un cittadino europeo, ha la tessera sanitaria”. Conclusione: in Europa tutti i cittadini hanno l’assistenza sanitaria gratuita. Fine della liturgia a base di video-spot.
Che dire? A parte la retorica, la stucchevole narrazione, che si regge sul materiale umano a disposizione – non sono un esperto della materia, ma non mi pare di aver visto talentacci in azione – e la buona fede della regista, questa stagione pre-elettorale sta rivelando lo scenario più dialettico degli ultimi anni: ogni esaltazione acritica trova la sua opposizione, prevalentemente demagogica, e la sintesi in questo circuito dialettico, non è ancora alle viste. Tra il genere letterario apologetico (quasi di regime) e il cosiddetto “sovranismo”, continuo ancora a sentire acutamente la mancanza della politica.