Nell’odierna puntata di Pomeriggio 5, Barbara D’Urso è tornata ad occuparsi della vicenda della donna di 56 anni picchiata con una mazza da baseball nell’androne della sua abitazione: Katia Trentacoste, da poco dimessa dall’ospedale e con in volto ancora i segni di quell’incubo, ha raccontato di come il suo ex l’abbia aggredita col chiaro intento di ammazzarla e anche del provvidenziale intervento di Zohra, una giovane donna marocchina che l’ha difesa in attesa che arrivasse il figlio della donna. “Lui mi aspettava, mi ha dato un colpo alla testa da dietro: mirava solo lì” racconta Katia alla D’Urso, spiegando che dopo essere stata colpita all’occhio non ha visto più nulla e ha temuto di morire dato che l’ex compagno le diceva solo “Ti ammazzo!”. In diretta con la figlia Rosa che le tiene la mano, Katia rivela poi che vi erano stati già dei diverbi con l’uomo nel corso della relazione durata otto anni: “Non sopportava i miei figli, era geloso di loro e poi non si è arreso alla fine della nostra storia” ha aggiunto la donna, invitando tutte le donne con un appello a denunciare chi alza le mani perché “loro in realtà non vi amano, vogliono solo il possesso della persona”. (agg. di R. G. Flore)
PICCHIATA CON UNA MAZZA DA BASEBALL DALL’EX
Katia Trentacoste, la 56enne di Torino aggredita e picchiata con una mazza da baseball
nell’androne della sua casa: ha destato una notevole eco la vicenda di questa donna che ha raccontato dell’aggressione subita dal suo ex compagno, un agente immobiliare di 65 anni, e che a salvarla è stata dall’intervento provvidenziale di una ragazza di nazionalità marocchina. Infatti l’uomo non solo ha preso Katia e l’ha scaraventata giù della scale ma poi ha utilizzato addirittura una mazza da baseball, tanto che la vittima in quel momento ha temuto per la propria vita. Al momento il suo ex compagno è finito in manette ed è in carcere, dato che su di lui pesa l’accusa di tentato omicidio ma, come hanno raccontato i figli della Trentacoste nel corso di una puntata di Pomeriggio 5 a Barbara D’Urso (qui il link), adesso la paura della donna è che una volta libero l’uomo possa tornare a cercarla.
IL RACCONTO DELL’AGGRESSIONE
Nel racconto di quell’incubo
, Katia Trentacoste mette soprattutto l’accento su due aspetti: il primo riguarda gli attimi di stupore nel momento in cui si è resa conto che a tentare di ucciderla fosse l’uomo con cui aveva condiviso oltre otto anni della sua vita. “Mi ha gridato che mi ammazzava ha continuato a colpirmi sulla testa: pensavo di essere morta e invece mi hanno salvato il pensiero dei miei figli e l’intervento di quella ragazza…”. Infatti la donna ha parlato pure di Zohra, una giovane mamma marocchina che si trovava a passare di lì per caso e, dopo averla sentita urlare, pur essendo solo una ragazza è scesa nella cantina dove si trovava e l’ha difesa. “Tra poco a Zohra scade il permesso di soggiorno, ma ora farò di tutto per aiutarla” ha detto Katia a proposito di colei che si è rivelata il suo angelo custode anche se i segni di quell’aggressione (un occhio livido e la difficoltà a camminare) non si rimargineranno presto.