Matteo Salvini fa chiarezza sul fronte migranti nel corso di una lunga intervista rilasciata ai microfoni di Di Martedì. Parlando della crisi in Libia e della possibile emergenza umanitaria, con la direttiva da lui firmata che ha innescato uno scontro tra Viminale e Difesa, il ministro dell’Interno ha sottolineato: «Occorre coinvolgere l’Europa e lavorare per la pace: gli errori che sono stati fatti nel passato li stiamo pagando ancora adesso, i problemi non si risolvono con bombe, missili e carri armati. Da ministro dell’Interno ho la responsabilità di garantire la sicurezza a 60 milioni di italiani presidiando e difendendo i confini via mare e via terra. Stiamo lavorando anche in caso di emergenze che spero non ci siano, spero che le grandi potenze usino la testa e si smetta di giocare alla guerra. Ci sono 500 terroristi dell’Isis nelle carceri libiche: se c’è un missile che va nel posto sbagliato e ne scappano, salendo sul primo barcone, impedire l’ingresso nelle acque territoriali italiane è ancora più importante». Prosegue il segretario federale della Lega: «Si entra col permesso come in qualsiasi altro paese civile. Rifugiati? Al momento per fortuna non c’è guerra: ci sono scontri ma non c’è una guerra. Stiamo lavorando perché non ci sia la guerra. Sui barconi c’è la possibilità che arrivino i terroristi, non si arriva in Italia senza il permesso. Se ho il rischio che arrivino in Italia dei terroristi, piuttosto rischio dei processi: mi possono denunciare e processare, ma non do l’autorizzazione allo sbarco di nemmeno un barcone se c’è rischio per la sicurezza italiana». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
LA REPLICA DELLA LEGA
«Ingerenza sui porti? Il mio compito è quello di difendere i confini, combattere terroristi e scafisti», così Matteo Salvini entrando alla Camera sulle polemiche delle ultime ore. Ed è proprio la direttiva Salvini ad innescare lo scontro tra il Viminale e la Difesa, che ha parlato di «pressione impropria». Il ministro dell’Interno ha chiarito: «Siamo tranquillissimi perché il Viminale è la massima autorità per la sicurezza interna. Quindi la direttiva sui porti è doverosa, oltre che legittima, a fronte di un pericolo imminente». E arriva la precisazione da fonti Lega, riportata dai colleghi di Adnkronos: «All’articolo 12 del testo unico sull’immigrazione è previsto che le navi della Marina Militare ‘possono essere utilizzate per concorrere alle attività di polizia in mare». Come del resto l’articolo 11 attribuisce al capo del Viminale la responsabilità di emanare «le misure necessarie per il coordinamento unificato dei controlli sulla frontiera marittima e terrestre italiana». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
IRA STATO MAGGIORE
L'”intimazione” inviata dal ministro dell’Interno Matteo Salvini ai vertici delle forze dell’ordine per bloccare la Mare Jonio, la nave ong di Mediterranea che secondo il Viminale potrebbe imbarcare oltre ai migranti anche dei terroristi, rischia di far scoppiare un vero e proprio caso. La circolare, infatti, è stata inviata anche ai vertici militari, di competenza del ministero della Difesa, suscitando l’irritazione dello Stato Maggiore. Secondo un retroscena riportato dall’agenzia di stampa AdnKronos, l’atto di Salvini viene interpretato in via XX Settembre come “una vera e propria ingerenza senza precedenti nella recente storia della Repubblica”. Fonti dello Stato Maggiore aggiungono “Quel che è accaduto è gravissimo”, perché “viola ogni principio, ogni protocollo” e costituisce “una forma di pressione impropria” nei confronti del Capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Enzo Vecciarelli. “Non è che un ministro – proseguono – può alzarsi e ordinare qualcosa a un uomo dello Stato. Queste cose accadono nei regimi, non in democrazia. Noi rispondiamo al ministro della Difesa e al Capo dello Stato, che è il capo Supremo delle Forze Armate”. (agg. di Dario D’Angelo)
SALVINI, “FERMARE MARE JONIO”
Per il governo italiano il rischio che tra i migranti libici possano infiltrarsi “centinaia di terroristi” pronti a colpire è una prospettiva concreta, quasi incombente. Secondo quanto riportato da La Repubblica, alla luce di questo ragionamento il ministro Salvini avrebbe firmato una direttiva su misura per impedire alla Mare Jonio, nave umanitaria della Ong Mediterranea, di entrare nelle acque territoriali nonostante sia italiana. Citando l’esempio della Francia, che per l’emergenza terrorismo ha chiesto di prorogare per altri sei mesi la chiusura delle frontiere con l’Italia, il Viminale – spiega La Repubblica – ha firmato una intimazione alla Mare Jonio dando espresso ordine ai comandanti delle forze di polizia, della Guardia costiera e della Marina “di vigilare affinché il comandante e la proprietà della Mare Jonio si attengano alle vigenti normative nazionali ed internazionali in materia di coordinamento delle attività di soccorso in mare e di idoneità tecnica dei mezzi impiegati; rispettino le prerogative di coordinamento delle autorità straniere legittimamente titolate ai sensi della vigente normativa internazionale al coordinamento delle operazioni di soccorso in mare nelle proprie acque di responsabilità dichiarate e non contestate dai paesi costieri limitrofi e non reiterino condotte in contrasto con la vigente normativa”. (agg. di Dario D’angelo)
TONINELLI: “IO INDAGATO? NON E’ MEDAGLIA AL VALORE”
Nel corso del suo intervento a Radio anch’io, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Danilo Toninelli, non ha parlato soltanto della questione porti aperti o porti chiusi che divide il governo ma anche dell’inchiesta Sea Watch, che lo vede sotto indagine insieme a Salvini, Di Maio e Conte. L’esponente del MoVimento 5 Stelle, lanciando una frecciata al vicepremier della Lega, ha dichiarato: “Non me la vendo come una medaglia al valore, come fa Salvini. È un’iniziativa del Governo intero. Siamo convinti di aver operato per il bene dell’interesse pubblico”. L’ennesimo distinguo all’interno del governo che non fa che aumentare la tensione tra le parti, nonché la rappresentazione plastica della diversa strategia che Lega e M5s intendono applicare alla vicenda in vista delle Elezioni Europee. (agg. di Dario D’Angelo)
SCONTRO M5S-LEGA
Evidentemente non è bastata la presa di posizione di Matteo Salvini, che ieri ha rivendicato la sua autorità in materia di migranti in qualità di ministro dell’Interno. Chi sembra titolato a parlare della questione porti chiusi o aperti è anche il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, che interpellato a Radio anch’io circa la situazione in Libia ha ammesso:”La linea è che se dovessero arrivare migliaia di richiedenti asilo, non può bastare l’approccio porti chiusi”. Una conferma del fatto che l’approccio del MoVimento 5 Stelle, considerate anche le dichiarazioni di Di Maio e Trenta sulla vicenda, è concettualmente diverso da quello che Salvini vorrebbe applicare. Toninelli ha spiegato che in ogni caso “bisognerà aprire altri porti europei” e “occorrerà una redistribuzione” dei migranti per cui, ha sottolineato, “l’approccio deve essere internazionale”.
MIGRANTI, TONINELLI: “APPROCCIO PORTI CHIUSI NON BASTA”
Matteo Salvini anche ieri sera si era spinto a dire che “chi parte dalla Libia non è un rifugiato”. E’ chiaro che la linea del MoVimento 5 Stelle sia cambiata e il governo non sia più granitico sulla chiusura dei porti come in passato. Toninelli ha detto la sua:”Sicuramente solo chiudere i porti non basta più: devono essere aperti gli altri confini e la parola d’ordine è cooperazione”. E ancora:”Se cambia la situazione dobbiamo andare a bussare alla porta agli altri Paesi. L’Italia deve tornare al centro dell’attenzione e l’emergenza migranti deve essere il fulcro del dibattito europeo”. Di fatto un’ammissione di una linea strategica che vedrebbe i porti italiani ‘aperti’ “come quelli degli altri paesi europei”. Da capire adesso se e come reagirà Matteo Salvini rispetto a questa presa di posizione da parte dei 5 Stelle. Il conflitto in Libia incombe, ma le elezioni Europee pure…