Nel primo appuntamento della sua personale settimana in “tour” per l’Europa, l’adolescente attivista per l’ambiente Greta Thunberg ha lanciato diverse accuse ai grandi d’Europa facendo anche riferimento a quanto avvenuto ieri sera a Parigi con l’incendio tremendo della Cattedrale di Notre Dame. «La nostra casa sta crollando e i nostri leader devono agire in modo coerente, perché adesso non lo stanno facendo. La nostra casa sta crollando e il tempo stringe – ha aggiunto l’attivista scioperante di Fridays For Future – e niente sta succedendo. Bisogna pensare come se dovessimo costruire una cattedrale, vi prego di non fallire. Il mondo ha assistito con orrore e enorme dolore all’incendio di Notre Dame ma questa sarà ricostruita. Spero che le nostre fondamenta siano ancora più solide ma temo non lo siano». In maniera ovviamente diversa, ma il rischio che “sottende” il ragionamento di Greta ricorda da vicino quanto osservato sempre oggi nei nostri confini con la scrittrice Michela Murgia o anche con l’autore di Gomorra Roberto Saviano che sostengono come le morti nel Mediterraneo siano i veri colpi all’Europa, «altro che Notre Dame». Fare “classifiche” e priorità di urgenze (migranti nel Mediterraneo per i due anti-salviniani doc, clima-ambiente per la giovanissima svedese) non ci sembra però la modalità più idonea per star di fronte né alla tragedia di Parigi, né tantomeno alle emergenze “denunciate”.
I “PARAGONI” CON NOTRE DAME
È possibile riuscire ad evitare di fare “paragoni” tra un dramma e un altro dramma? Il discorso fatto da Greta Thunberg davanti alla commissione è durissimo, molto interessante in alcuni passaggi, ma pecca nella sua centralità d’attacco: perché per evidenziare l’importanza della cura e del rispetto per l’ambiente, bisogna “per forza” creare un paragone, una classifica, una “lotta” con quanto invece avvenuto a Parigi? «Ai giovani europei che lottano per il futuro dico che devono continuare a farlo, perchè stanno facendo un grande lavoro. Penso che stiano scrivendo una pagina di storia contemporanea e devono essere molto orgogliosi per quello che stanno facendo», e ancora «Ci dovete ascoltare, noi non possiamo votare, siete voi che dovete votare per noi, per i nostri figli e i nostri nipoti. Svegliatevi e rendete le nostre richieste possibili». Tutto giusto, tutto “buono” (ma anche tutto da discutere, non nell’intento ma nelle ricette da prospettare per cambiare il clima sul nostro Pianeta) ma con il “peccato originale” di dover per forza riferirsi a Notre Dame come un “problema minoritario”. «La Cattedrale sarà ricostruita, il nostro clima no»: cara Greta, ma ce n’era veramente bisogno?