Invece di cremarli, hanno lasciato i cadaveri nelle bare, risparmiando così sui costi di cremazione. E’ stata questa la macabra scoperta avvenuta nella giornata di ieri in quel di Scurelle, in Valsugana (provincia di Trento), dove le forze dell’ordine hanno rinvenute ben 27 bare contenenti i resti di persone esumate da alcuni cimiteri del Veneto, in particolare delle provincie di Venezia, Padova, Treviso e Vicenza. Secondo gli inquirenti negli ultimi tre/quattro mesi di attività sarebbero transitate dalla ditta almeno 150/200 salme, per un giro d’affari di circa 250/300mila euro. In poche parole la ditta incaricata della cremazione, invece di bruciare il corpo, lo metteva da parte, consegnando una finta polvere e risparmiando così sui costi di cremazione. Un andazzo raccapricciante che è stato scoperto anche per via dell’odore nauseante che proveniva dal capannone della ditta. Nel mirino è finita la cooperativa Linea momenti di Pergine di Guido Beber, 65 anni, come riferisce l’edizione online del Corriere della Sera. Oltre a risparmiare sulla mancata procedura di bruciatura, la ditta si assicurava un incasso anche dalla vendita del legno e dello zinco contenente nelle bare: un vero e proprio sistema fraudolento ai danni di persone ignare. Sul registro degli indagati, con le accuse di vilipendio di cadavere e gestione illecita di rifiuti, il titolare e responsabile della cooperativa, mentre sono al vaglio le posizioni di tre operai e della segretaria. Ma il legale di Beber rimanda al mittente ogni accusa: «Nessun traffico di salme, nessun vilipendio, ogni feretro è entrato per la traslazione con i documenti autorizzati dal sindaco. Sono i familiari ad affidarsi a ditte specializzate per la cremazione, ma non tutti possono cremare il proprio caro per intero, così le pompe funebri si rivolgono a chi fa questi trasporti e traslazioni, dopo aver avuto le autorizzazioni necessarie». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
TRENTO, BARE CON CADAVERI IN UN CAPANNONE
E’ stato ribattezzato il capannone degli orrori quello di Trento dove sono state ritrovate 27 bare contenenti resti umani: Scurelle sotto choc. Come sottolinea La Stampa, la documentazione amministrativa e ambientale sequestrata nel corso delle indagini ha permesso di scoprire che sarebbero più di 300 le salme transitate da quel capannone negli ultimi mesi. La voce del Trentino aggiunge che il Sindaco del Comune ha autorizzato lo spostamento delle salme nella locale area cimiteriale in attesa del loro trasferimento presso i forni crematori: del caso è stato immediatamente avvisato il Procuratore Distrettuale Sandro Raimoni e il pubblico ministero di turno Licia Scagliarini, che hanno dato il via libera al sequestro del capannone. Ricordiamo che le ipotesi di reato al vaglio della Procura di Trento sono di vilipendio di cadavere e gestione illecita di rifiuti. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
ASOLA, IL CAPANNONE DEGLI ORRORI
Cadaveri e bare aperte a Trento, choc ad Asola: in un capannone dell’area artigianale ex Samatex le forze dell’ordine hanno ritrovato 27 bare contenenti resti di persone estumulate/esumulate da numerosi cimiteri in tutto il territorio del Veneto. Come riportano i colleghi de La voce del Trentino, ieri i Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Trento, insieme ai colleghi della Compagnia di Borgo Valsugana e alla Polizia Locale della Valsugana e del Tesino, hanno bloccati tre dipendenti di una cooperativa (autorizzata al trasporto delle bare ma non alla loro apertura) che stavano prelevando i resti umani per metterli in grandi sacchi: fondamentale una segnalazione anonima di una persona insospettita dal continuo via-vai e dai forti odori sgradevoli. Il capannone è stato sottoposto a sequestro probatorio, mentre il responsabile della cooperativa è stato denunciato.
CADAVERI E BARE APERTE A TRENTO: CHOC NELL’ALTA VALSUGANA
I Carabinieri del NOE, una volta giunti sul posto, hanno rinvenuto le salme umane e contattato immediatamente il personale dell’Ufficio di Igiene e Sanità Pubblica provinciale. Una condizione di degrado sconvolgente: 24 bare accatastate una sopra l’altra contenenti le spoglie di defunti provenienti da differenti aree cimiteriali del Veneto, con 3 bare in zinco rinvenute sul pavimento. Secondo una primissima ricostruzione, la cooperativa sociale della Valsugana, anziché portare le salme dai cimiteri ai forni crematori, depositava le casse presso il capannone di Scurelle, per poi separare le spoglie dei defunti dalla casse funebri, ricollocandole in un secondo momento in sacchi di nylon poi riposti in scatole di cartone. Queste, infine, venivano inviate al forno crematorio. Un procedimento che comportava un vantaggio economico alla cooperativa, evidenzia il quotidiano: circa 400 euro a salma grazie ai minori costi di cremazione.