Da tempo nel centrodestra serpeggia una domanda su tutte: perché Silvio Berlusconi, padre indiscusso dello storico Polo delle libertà, continua a rimanere legato alla Lega nonostante l’evidente emorragia di voti rilevata ormai costantemente dai sondaggi e, soprattutto, nonostante la chiara (e per taluni versi, dichiarata) volontà di Matteo Salvini di sostituirlo nella leadership?
Domanda insidiosa e per niente scontata, che molti hanno sbrigativamente archiviato con facili allusioni alla non proprio tenera età dell’inquilino di Arcore, al suo stato di salute altalenante o, più pragmaticamente, alla volontà dello stesso “Cav” di godersi quella serenità economica che il suo stato patrimoniale permetterebbe.
Motivazioni che sottovalutano l’indole al primato ed alla sfida che da sempre distinguono il più longevo presidente del Consiglio dell’Italia repubblicana e, sopratutto, cozzano con la caparbia volontà del Cavaliere di affrontare a viso aperto la sfida delle elezioni europee in circoscrizioni che, fra l’altro, lo vedranno in diretta concorrenza con lo stesso ministro dell’Interno.
Ma allora, cosa bolle in pentola?
Innanzitutto i dati. Primo: tutti i sondaggi sembrano confermare la sostanziale tenuta del Partito popolare europeo e la sua riconferma a partito guida dell’Unione. Secondo: tramontata l’era Merkel, a Berlusconi – da storico partner – capiterà di ricoprire un ruolo certamente di primo piano nel “nuovo” Ppe. Infine, terzo: l’attesa imponente affermazione della Lega all’interno di uno schieramento sovranista nel complesso ancora assai debole.
Elementi di uno scenario alquanto promettente per Silvio Berlusconi.
Se infatti nella formazione della nuova maggioranza e della nuova Commissione (oggi sostenuta da un’alleanza tra Popolari, Liberali e Alde) fossero utili – o, come prevedono molti, indispensabili – i voti del Carroccio, solo l’ex premier potrebbe assicurarli al nuovo esecutivo europeo in forza di una ferrea fedeltà alla coalizione di centrodestra che, negli anni e nonostante i dissapori, ha permesso sia di ben governare in alcune Regioni italiane assai influenti come Lombardia, Veneto, Sicilia o Liguria, sia di conquistare al centrodestra, anche recentemente, nuovi Consigli regionali a partire dal Friuli-Venezia Giulia per giungere al Molise, all’Abruzzo, alla Basilicata e infine alla Sardegna.
Scenario idilliaco per le ambizioni di un Cavaliere determinato a contare in Europa e per il quale un forte appoggio di Salvini potrebbe persino aprire le porte allo scranno più alto dell’Unione: la presidenza della Commissione.
Favore che Berlusconi potrebbe ben ricambiare, sia con il sostegno ad un eventuale governo Salvini, sia, nell’immediat, con un’attenzione particolare per i conti e le politiche dell’attuale Gabinetto Conte alle prese con una finanziaria 2020 a dir poco tragica. Un tetto (il centrodestra), due convenienze!