La riforma pensioni varata dal Governo M5s-Lega, che prevede un superamento della legge Fornero e l’introduzione di Quota 100, continua a scatenare polemiche. L’esecutivo gialloverde è accusato di non pensare alla tenuta dei conti, preferendo adottare misure da campagna elettorale anzichè guardare alla realtà dei fatti. Partito Democratico fortemente contro la misura adottata da grillini e Carroccio, con Carlo Calenda che ai microfoni di Mattino 5 è stato netto: «Abbiamo costruito un mostro, decentrando sempre di più le funzioni centrali dello Stato», parlando di una «cultura antindustriale del nostro paese» e sottolineando che «del resto i due più importanti provvedimenti di questo governo, il reddito di cittadinanza e quota 100, non hanno nulla a che fare con il mondo delle imprese». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
OPZIONE RITA PER I LAVORATORI DELLA SCUOLA
A proposito di pensione anticipata, come devono comportarsi i lavoratori della scuola? Questi ultimi, come spiega TecnicadellaScuola.it, possono fare riferimento ad una opzione alternativa denominata RITA, ovvero rendita integrativa per la pensione anticipata. Ma cos’è e come funziona? La pensione anticipata RITA è uno strumento di cui possono beneficiare tutti coloro che hanno aderito al Fondo di previdenza complementare come il Fondo Espero per i dipendenti della scuola. A tal fine, per andare in pensione occorre aver maturato almeno 5 anni di permanenza nel fondo ed aver accumulato 20 anni di contributi INPS. In tal modo, piuttosto che attingere al fondo accumulato per la pensione integrativa, il lavoratore usa il capitale accumulato nel tempo come una rendita anticipata, in attesa di maturare i requisiti per il classico pensionamento. Uno dei vantaggi di questa opzione è che si potrà godere di agevolazioni fiscali e può essere richiesta anche insieme all’Ape volontaria o all’Ape sociale anche se in generale viene usata da chi non ha i requisiti per usufruire delle altre uscite anticipate. Chi decide di sceglierla avrà due opzioni: riscattare anticipatamente l’intero capitale maturato con i fondi della previdenza complementare oppure liquidare solo una parte di essa. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
PROF. LEONARDI “IL TESORETTO NON VERRÀ RIUTILIZZATO”
La minor adesione rispetto al previsto a “Quota 100”, la riforma delle pensioni voluta dalla Lega, avrebbe creato un interessante tesoretto nelle casse dello stato, ma gli stessi soldi non verranno destinati ad altre misure correttive. A spiegarlo è il professor Marco Leonardi, dell’Università degli studi di Milano, che attraverso la propria pagina Facebook, scrive: «Non c’é nessun tesoretto, anche se quota 100 non tira, i risparmi non potrebbero comunque essere riallocati a nuova spesa. Questo perché la norma prevede che se hai i requisiti per la quota 100 oggi hai anche un privilegio unico (a spese altrui) di poter andare in pensione con quota 100 o più tardi, per esempio tra tre anni. Quindi non c’é nessun avanzo, la copertura finanziaria deve rimanere per tutta la platea, anche per chi non utilizza quota 100 ora». In parole ancor più povere, il tesoretto rimane fermo dov’è nel momento in cui qualche lavoratore avente diritto a “Quota 100” decida di usufruire della misura. Nelle ultime settimane si era parlato di altre misure pensionistiche, come ad esempio quota 41, l’opzione donna o la nona salvaguardia, ma il tesoretto di cui sopra (la cifra precisa non è stata comunicata ma si parla di diversi milioni di euro), non sarà appunto destinato alle misure correttive appena elencate. «E come opzione donna – aggiunge e ribadisce il prof Leonardi – si può estendere il beneficio a nuove platee, anche noi lo abbiamo fatto, ma non si possono recuperare gli stanziamenti perché chi ha maturato il diritto può sempre esercitarlo e quindi la copertura va mantenuta». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
RIFORMA DELLE PENSIONI E IL RATING DELL’ITALIA
Standard and Poor’s ha parlato anche della riforma delle pensioni nel documento in cui ha lasciato invariato a BBB il rating dell’Italia con outlook negativo. Il governo si aspetta che una riduzione dell’età di pensionamento, nel contesto del rovesciamento della Legge Fornero, farà crescere l’occupazione, invece S&P ritiene «che l’impatto sarà probabilmente basso». E quindi «senza ulteriori riforme che eliminino gli impedimenti strutturali nel contesto imprenditoriale, come la burocrazia, il potenziale di crescita economico dell’Italia resterà limitato». Dalle perplessità di S&P su Quota 100 all’analisi della Uil sulle pensioni di cittadinanza. Uno studio ha documentato che con due pensioni di pari importo lordo – la prima frutto di contributi e la seconda “nuova” e puramente assistenziale – generano trattamenti netti differenti. La prima è più bassa, nonostante sia frutto di più versamenti, ma grava l’imposta sul reddito. L’altra è esentasse, da qui l’irritazione delle associazioni dei pensionati.
RIFORMA PENSIONI QUOTA 100: PIÙ UOMINI CHE DONNE
Sono diverse le indagini condotte su Quota 100, che garantisce la possibilità di anticipare l’età pensionabile, in alternativa alle tradizionali modalità previste dalla Legge Fornero. Secondo, ad esempio, uno studio statistico del Sole 24 Ore su nuovi pensionamenti con Quota 100, la maggioranza dei beneficiari sono del Nord, sebbene di origini meridionali. Dall’analisi dei dati svolta dal quotidiano economico si giunge ad altre due conclusioni: la Lombardia è al primo posto tra le regioni per erogazioni, mentre a farne richiesta sono più uomini che donne. Un dato di non poco conto, visto che dimostra l’asimmetria di genere che caratterizza il mercato del lavoro italiano. Se invece ci si concentra sul quantum percepito mediamente dai soggetti che posseggono i requisiti richiesti dalla legge per godere della pensione, risulta dai dati dell’Inps che il 45 per cento percepirà un importo lordo tra 1000 e 1500 euro, mentre il 34 per cento circa una somma superiore alla precedente fino ad un lordo di tremila euro.