In meno di due mesi sono arrivate all’INPS 950.000 domande per il reddito di cittadinanza. Sono tante o poche? Secondo il presidente dell’istituto di previdenza è un numero importante, come ha spiegato in un’intervista a “Il Fatto Quotidiano”:”Per il Rei, nel primo mese erano solo 80.000. C’è un tasso di rifiuto del 25%, ma avranno il reddito circa 750.000 famiglie. E le domande cresceranno ancora. Ricevo mail di persone che per la prima volta si sentono aiutate dallo Stato. Mi ha scritto un ragazzo pieno di entusiasmo: prendeva un Rei da 106 euro, oggi un reddito di cittadinanza da 411″. Dunque Tridico è molto ottimista sulla proposta che ha collaborato a stendere insieme al MoVimento 5 Stelle, sottolineando come a suo dire “ridare speranza è già una politica attiva del lavoro”, ha detto Tridico, respingendo l’ipotesi del flop della misura, “nonostante tutti i tentativi di far passare questo messaggio”. (agg di Dario D’Angelo)
I NUMERI
Sono in corso le presentazioni delle domande per il Reddito di Cittadinanza del mese di maggio, la seconda “ondata” dopo le prime domande pervenute sul mese di aprile che hanno portato i primi risultati immessi qui sotto nel nostro focus. Dopo gli ultimi aggiornamenti del Decretone e dopo le operazioni dell’Inps del Presidente Tridico, ricordiamo i requisiti base necessari per l’Isee da presentare in vista dell’ottenimento della Card Rdc: valore inferiore a 9360 euro di Isee, valore del patrimonio immobiliare, diverso dalla casa di abitazione, non superiore a 30 mila euro, «un valore del patrimonio mobiliare non superiore a 6 mila euro per il single, incrementato in base al numero dei componenti della famiglia (fino a 10 mila euro), alla presenza di più figli (1.000 euro in più per ogni figlio oltre il secondo) o di componenti con disabilità (5 mila euro in più per ogni componente con disabilità». Da ultimo, ricordiamo il valore del reddito familiare che deve essere inferiore a 6mila euro annui moltiplicato per il corrispondente parametro della scala di equivalenza: la soglia è aumentata fino a a 7.560 euro ai fini dell’accesso alla Pensione di cittadinanza, ma se il nucleo familiare è in affitto allora la soglia è elevata a 9360 euro. (agg, di Niccolò Magnani)
LE ULTIME NOVITÀ SUL SUSSIDIO INPS
Qual è la situazione al 26 aprile in merito al reddito di cittadinanza? A ripercorrere i numeri del sussidio è Il Sole 24 ore che spiega come le domande presentate siano state quasi un milione, precisamente 946.569, con la Campania in vetta, seguita da Sicilia. Si mantengono sopra le 80 mila richiesta Lazio, Puglia e Lombardia, mentre i numeri più bassi si registrano in Valle D’Aosta, Trentino Alto Adige e Molise. In merito ai canali usati per la presentazione della domanda, i preferiti restano i Caf, seguiti poi da Poste e patronati. Ma quante pratiche sono state “liquidate”? Al 19 aprile si parla di 337mila degli importi erogati per il reddito di cittadinanza (ovvero il 71% delle prime 472.970 domande elaborate dall’Inps) superano i 300 euro. Il 50% si trova nella fascia tra i 300 ed i 750 euro mentre il 21% delle somme superano i 750 euro. Infine, nella fascia tra i 40 ed i 50 euro la percentuale è del 7%. Come sappiamo, la somma presente sulla carta reddito di cittadinanza va spesa entro il mese seguente all’accredito. La domanda dei cittadini resta però una: cosa accade se entro i termini stabiliti dal dl 4/2019 non si spende tutto il denaro?
REDDITO DI CITTADINANZA, TAGLIO 20% SU SOMME NON SPESE: COME FUNZIONA
Secondo la legge che regola il reddito di cittadinanza, il beneficio previsto dal sussidio “è ordinariamente fruito entro il mese successivo a quello di erogazione”. Tuttavia, spiega Il Sole 24 Ore, sarà un decreto del ministero del Lavoro a stabilire le modalità con le quali saranno eseguite le verifiche sugli importi della carta. Al momento non esiste alcun decreto in merito e fino ad allora non ci sarà alcuna decurtazione delle somme non spese. Dopo la sua emanazione, invece, in base a quanto stabilito dalla legge si assisterà alla sottrazione del 20% del beneficio erogato non speso o non prelevato. Percentuale ben evidenziata anche nel modulo di domanda per il reddito di cittadinanza nella quale si legge che “il beneficio deve essere ordinariamente fruito entro il mese successivo a quello di erogazione, pena la sottrazione del 20% del beneficio non speso o non prelevato”. Come spiega l’Inps, interpellata dal Sole 24 Ore, “la norma fa riferimento ad un taglio non superiore all’importo del beneficio non speso, taglio che non può, inoltre, superare il 20% della somma erogata nel mese in cui avviene la decurtazione”.