Ayrton Senna è morto 25 anni fa ma è ancora tra noi. Il suo mito del mago della pioggia resiste al tempo: ci sono fondazioni, trasmissioni, auto speciali, fumetti e siti a lui dedicati. D’altra parte la Formula 1 senza di lui non è più stata la stessa: con lui se ne è andato quel mondo “cavalleresco” delle corse. Era il primo maggio 1994 quando Ayrton Senna morì sul circuito di Imola. Tutta colpa di quel maledetto fuori pista alla curva del Tamburello. Tanti i retroscena su quanto accaduto in quei giorni: Repubblica ricorda quello sul trasporto della salma. Doveva tornare in patria per in funerale, ma la famiglia si oppose a far viaggiare il cadavere nel vano di carico dell’aereo, perché così sarebbe apparso un “pacco postale”. E allora pretesero che viaggiasse in prima classe, quindi per fare posto alla bara smontarono mezzo aereo. Questo dimostra che Ayrton Senna era sentito come una presenza fisica, come se non fosse mai morto. Poi ci fu lo straziante funerale a San Paolo, dove un milione di persone sfilò in processione per 17 chilometri. Dal palazzo del Parlamento, dove era stata allestita la camera ardente, al cimitero dove fu seppellito.
AYRTON SENNA, SU SCHUMACHER E FERRARI DISSE…
Tanto si è detto e si dice ancora di Ayrton Senna. Era capace di una concentrazione assoluta, parlava con Dio… E poi quella rivalità con Prost, la cui grandezza fece splendere ancor di più la stella del pilota brasiliano. Visto che il suo mito vive ancora, è bene ricordare l’intervista rilasciata al Resto del Carlino un mese prima di morire. Lui era il favorito, ma il più accreditato tra i rivali era un giovane tedesco, Schumacher. «Michael è molto forte. Ha una velocità naturale straordinaria. Lo rispetto e lo stimo. Non mi sono piaciuti certi suoi atteggiamenti e glielo ho detto in faccia». I due però non si “prendevano”: «Penso voglia vincere sempre, esattamente come me. E questo va bene. Caratterialmente non ci somigliamo». Col senno di poi, una frase risuona drammaticamente: «Ma c’è tempo, magari un giorno diventeremo amici». All’epoca confermò il suo interesse per la Ferrari, ma aveva firmato da poco un contratto pluriennale con la Williams. «Adesso non ci sono le condizioni per un mio passaggio a Maranello». E purtroppo non ci sono più state.