Da qualche giorno circola su internet un video di uno stralcio di un’intervista trasmessa da TV2000, la televisione della Conferenza episcopale italiana, al giornalista Federico Fubini, nota penna del Corriere della Sera. Il video desta un certo scalpore perché Fubini ammette tranquillamente che qualche tempo fa ha cominciato a scrivere un articolo sulle condizioni sociali in Grecia, ma non l’ha più pubblicato. Essendo un appassionato di dati, Fubini ha scoperto che a causa della crisi sono morti circa 700 bambini. Il suo conteggio è dovuto alla mortalità infantile in Grecia prima e dopo la crisi economica: differenza percentuale riportata in numeri fa appunto circa 700 neonati morti in più. Fubini confessa di non avere più scritto l’articolo per non essere strumentalizzato da commentatori anti-europei pronti a usare il suo articolo in chiave anti-europea. Lo stesso Fubini attribuisce alla crisi la crescita della mortalità infantile, affermando che il dato è confermato da altri numeri, come per esempio quelli relativi alla malnutrizione degli stessi bambini (quelli sopravvissuti). Secondo Fubini, però, l’Europa rappresenta un principio di democrazia fondata sulle regole e sulle istituzioni e per questo non ha scritto quell’articolo. Ovviamente il fatto è grave perché comunque il giornalista ha nascosto delle informazioni ai suoi lettori, contribuendo così a dare una immagine distorta della realtà.
Io invece ci tengo, per quanto posso e nel limite delle mie capacità, a dare tutte le informazioni possibili ritenute interessanti. Quindi aggiungo pure che Federico Fubini è anche membro dell’European Advisory Board della Open Society Foundation, fondazione finanziata da George Soros, già noto per la storica speculazione contro la lira del 1992 e più recentemente per il forte sostegno finanziario dato a diverse Ong che si occupano del recupero di migranti africani presso le coste libiche, recapitati prontamente e quasi esclusivamente nei porti italiani. Lo stesso è anche un generoso sostenitore della lista di Emma Bonino “+Europa”.
La cosa incredibile è che certi giornalisti, per quanto arrivati in alto e con le spalle coperte, ormai non subiscono più la censura: si censurano da soli. Il povero Fubini si è preoccupato delle aggressioni verbali che potrebbe subire attraverso i social. Ma dimentica che la parola (o il suo mancato uso) può essere un’arma molto tagliente, che dovrebbe essere maneggiata con cura. E invece di raccontare la verità (o quello che si crede sia la verità) si preferisce tacere, in favore di un’ideologia perversa che mostra quanta sofferenza può provocare.
Riguardo la Grecia, invece, non c’è solo il dramma della mortalità infantile; quella è solo la punta dell’iceberg di una situazione sociale e sanitaria ormai al collasso. Lo ha confermato un report pubblicato nell’ottobre 2018 per opera della Commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Dunja Mijatovic. Povertà dilagante, scarso accesso all’assistenza sanitaria di base e all’educazione, riforme strutturali imposte e poco gradite. Per la Mijatovic non ci sono dubbi: l’austerità in Grecia si è tradotta in una violazione dei diritti umani. Per presentare il suo rapporto, la Mijatovic ha usato toni apocalittici e del tutto contrari a quelli usati dal Commissario Ue Pierre Moscovici, il quale aveva detto recentemente che “alla fine dei tre programmi di salvataggio la Grecia è di nuovo un Paese normale dell’Eurozona”.
Invece non c’è nulla di normale per un Paese europeo come la Grecia: le misure imposte nel corso degli anni hanno violato il diritto alla salute delle persone sancito nella Carta sociale europea e hanno eroso la qualità dell’istruzione. I servizi sanitari relativi a maternità e neonati sono stati tagliati del 73% dal 2009 al 2012, mentre quelli a favore della salute mentale sono stati dimezzati tra il 2011 e il 2012. Ovviamente a scendere sono stati anche gli stipendi di un settore sanitario ormai al collasso. I suicidi sono aumentati del 40% tra il 2010 e il 2015, mentre circa 3mila pazienti sono già morti per le infezioni derivanti dalle cattive condizioni sanitarie degli ospedali; per non parlare poi dei picchi registrati nei tassi di Hiv e di tubercolosi tra i consumatori di droghe.
Il tutto è stato corredato da un sempre più scarso accesso all’assistenza sanitaria, un dato peggiorato nel corso degli anni che ha reso la Grecia uno degli ultimi Paesi europei sul fronte delle coperture assicurative.
Quando sentiamo Christine Lagarde, del Fmi, o Juncker ammettere che hanno sbagliato con la Grecia, non dovremmo pensare ai titoli di stato, allo spread o parametri su deficit e debito. Bisognerebbe invece pensare alla sofferenza delle persone. Questo è il risultato concreto dei profitti realizzati in questi anni, a suon di miliardi, dalle banche tedesche e francesi, oltre che dalla Bce.