L’ultimatum alla fine è arrivato ed è diretto agli Usa di Donald Trump: il presidente dell’Iran Hassan Rohani lancia la sua invettiva sul tema cruciale del nucleare di Teheran annunciando «60 giorni per i negoziati o riprenderemo ad arricchire l’uranio». In realtà l’ultimatum è diretto a tutti i firmatari dell’ormai sempre più fragile accordo siglato nel 2015 tra Gran Bretagna, Germania, Russia, Cina, Francia e Stati Uniti (usciti però mesi fa per volere del Presidente Trump): si tratta della prevedibile mossa dell’Iran per cercare di proteggere la propria economia dalle sanzioni imposte dagli Stati Uniti proprio sul tema nuclear. «L’intesa ha bisogno di un’operazione chirurgica – ha affermato ancora Rohani – e gli antidolorifici dell’ultimo anno non sono stati efficaci. Questa operazione serve per salvare l’accordo, non per distruggerlo»: inevitabili le tante ripercussioni e repliche all’ultimatum lanciato da Teheran, specie sul punto avanzato da Rohani nel merito degli accordi, «non ci riteniamo più obbligati a rispettare i limiti previsti sulle riserve di uranio arricchito e acque pesanti» e concede 60 giorni ai partner per «soddisfare i loro obblighi, specialmente in campo petrolifero e bancario».
NUCLEARE IRAN: SCONTRO RUSSIA-USA
«Israele non consentirà all’Iran di dotarsi di armi nucleari, continueremo a combattere quelli che vogliono ucciderci», attacca il premier israeliano Benjamin Netanyahu, allarmato dalle invettive del vicino Iran che non ha mai nascosto l’intento di distruzione ed eliminazione dello Stato d’Israele dalla cartina del mondo. Dopo la mossa iraniana però i colossi internazionali hanno cominciato a ragionare sia sul fronte umanitario ma soprattutto sullo snodo economico: «L’accordo sul nucleare dell’Iran siglato nel 2015 deve essere confermato e pienamente attuato. Tutte le parti coinvolte hanno la responsabilità perché questo accada», fa sapere il Ministero degli Esteri della Cina. È dalla Russia che giungono le prime difese ufficiali dell’alleato iraniano, «La decisione dell’Iran di sospendere alcuni dei suoi obblighi nel quadro del Piano d’azione globale congiunto (JCPOA) sull’accordo nucleare è causata dai passi avventati presi da Washington» spiega il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, aggiungendo subito dopo «Il presidente Putin ha ripetutamente parlato delle conseguenze di passi avventati nei confronti dell’Iran. Ora stanno iniziando a verificarsi le conseguenze», sottolineando come nonostante tutto Mosca continuerà a discutere con l’Europa per sostenere l’accordo sul nucleare. La Germania infine esprime grande preoccupazione per la minaccia lanciata da Teheran, «chiediamo che si eviti qualsiasi escalation, vanno compiuti tutti i passi perché non si metta in pericolo la stabilità e la sicurezza nella regione» sottolinea il ministro degli Esteri di Berlino, Heiko Maas.