Massimo Giletti e la Rai condannati dal Tribunale di Palermo a risarcire con 11mila euro ciascuno in sede civile cinque componenti di una famiglia di Monreale (Palermo) accusati, durante la trasmissione L’Arena andata in onda su Raiuno, di essere mafiosi. Come riportato da Il Secolo XIX, nella puntata del 3 aprile 2016 oggetto del provvedimento, dedicata all’elevatissimo numero di forestali siciliani, Giletti parlò di un operaio di Pioppo, frazione di Monreale, licenziato perché nel 1999 era stato condannato con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Di più: il conduttore, poi passato a La 7 dove oggi conduce “Non è l’Arena”, affermò che l’operaio in questione apparteneva “ad un’importante famiglia mafiosa”. Una dichiarazione che si rivelò errata e che Giletti cercò successivamente di rettificare, ma evidentemente senza successo…
GILETTI CONDANNATO
I cinque componenti della famiglia di Monreale accusati da Giletti, perfettamente incensurati, avevano citato per diffamazione in sede civile, dimostrando di essere del tutto estranei, così come il resto del nucleo familiare, a contesti criminali e mafiosi. Come riportato da Il Secolo XIX, il giudice di Palermo, Fabrizio Lo Forte, ha valutato – come si evince nella sentenza di condanna – che quella rettifica fu la conferma della infondatezza della notizia, altamente diffamatoria, da lui data in diretta tv su Rai Uno. Il magistrato ha dunque sentenziato:”Tenuto conto del tempo trascorso, la rettifica non risulta idonea a elidere del tutto le conseguenze dannose prodotte. Emerge chiaramente come la notizia abbia avuto una certa eco nel territorio di Pioppo e nei paesi limitrofi, ingenerando nei compaesani il dubbio che anche i familiari di Giuseppe Campanella appartenessero al sodalizio criminale mafioso”.